Il susseguirsi delle ere glaciali non è dipeso dall’uomo, che ancora non c’era. Non dipendono dall’uomo neanche le eruzioni vulcaniche, che immettono nell’atmosfera gas, metalli pesanti, polveri sottili, zolfo, anidride carbonica, ecc. né i tornadi o le tempeste marine, che provocano morti e danni.
Questo, però, non significa affatto che sia giusto inquinare e sporcare più del necessario, cioè più di quanto l’intero creato fa per sua natura, sin dalla nascita. Credo nel buonsenso, non credo nel regresso felice, credo nel progresso compatibile. In Sicilia dovremmo partire anche da questo: il buonsenso, per tentare di arrivare a soluzioni compatibili, cioè idonee sia a preservare l’ambiente, sia a garantire un adeguato livello di progresso.
La nostra regione, nella quale il territorio protetto rappresenta una percentuale non indifferente dell’intera superficie dell’Isola, potrebbe rappresentare un eccellente terreno di sviluppo per quello che viene definito “sviluppo compatibile”. Il presupposto di qualsiasi seria sperimentazione, com’è ovvio che sia, è un percorso politico, normativo e burocratico che ne tracci il perimetro, ma che sia soprattutto realmente fattibile.
Nella mia lunga vita di parlamentare ho visto approvare decine di leggi che non sono mai riuscite a varcare la soglia di uscita di uno qualsiasi degli uffici regionali e nazionali, poiché sono rimaste impantanate in questa o quella circolare interpretativa, il questo o quel burocrate incompetente, con ciò alimentando la disillusione e la sfiducia di quanti, quella legge, l’aspettavano da anni.
Lo statuto speciale della Regione siciliana potrebbe certamente facilitare un percorso di reale modernizzazione del nostro territorio, in uno con la sua tutela, che per i siciliani può e deve rappresentare una grande risorsa. Il presupposto, come si diceva, è che vi sia la volontà perché l’obiettivo si realizzi e la volontà la stabiliscono gli uomini.
Molti, però, dimenticano che nessuno è portatore di verità rivelate e che pertanto si può, al massimo, pervenire a soluzioni compatibili per quel dato momento, in quella data condizione, ma per arrivare ad un risultato equilibrato bisogna imparare a discutere non ad imporre, né a fuggire, magari educando ed educandosi.