Chi vuole raccogliere frutti migliori non taglia le radici dell’albero, ma i rami secchi. Chi vuole ottenere risultati politici più efficaci non ignora il passato, lo studia accuratamente ed evita di ripeterne gli errori. Chi si batte per un mondo migliore prova a capire bene la geografia e le sue caratteristiche, così come chi vuole costruire una società di buoni cittadini studia l’educazione civica. Aver indebolito l’insegnamento di storia, geografia ed educazione civica vuol dire aver sottratto agli studenti il senso del tempo, dello spazio e delle regole.
Sono convinto che se l’intero Paese e la Sicilia in particolare si preoccupassero di applicare queste regole elementari, incentrando l’attività delle proprie istituzioni al sano buonsenso, tutto andrebbe meglio, soprattuto nei rapporti tra lo Stato, gli Enti pubblici in genere, ed i cittadini.
La sensazione che si ha, purtroppo, almeno in questa travagliata fase storica, mi porta a pensare che l’obiettivo dell’intera attuale classe politica, nessuno escluso, sia volto non verso il miglioramento possibile delle condizioni generali della realtà in cui viviamo, bensì verso la sostituzione di un potere con un altro potere, trascurando “dettagli” come le previsioni costituzionali, il concetto di democrazia su sui si fondano le nostre regole e molto altro, che ha a che vedere con una società civile e ben organizzata.
Le “sparate” che, nel tempo, hanno prodotto la riduzione del numero dei parlamentari, insieme a quella dell’esclusione dal voto degli anziani (quali?) ed alla riduzione non dei privilegi, ma delle garanzie per chi si dovesse trovare a rappresentare il popolo, però, fanno parte di un medesimo disegno, criminale ed antidemocratico, volto a concentrare il potere, nel senso più ampio del termine, in poche mani, anzi, nelle poche mani di ricchi, possibilmente ignoranti, o tuttalpiù furbastri, che potranno permettersi il lusso di pagarsi una campagna elettorale.
Ma la domanda è: che fare? Non credo che la risposa sia difficile: studiare e partecipare, applicando il buonsenso nelle valutazioni, nei giudizi, nelle scelte evitando di credere alle informazioni, spesso devianti, che esperti comunicatori di parte propinano come vere a cittadini distratti o accecati dalla rabbia.