Ci fussi ‘ncunnutu ca si femma! Ecco, se sentite dire una frase del genere non c’è alcun dubbio, siete a Catania e la scena si svolge in prossimità di un attraversamento pedonale, nel quale un cittadino cerca di passare dall’altra parte della strada e gli automobilisti non glielo consentono.
Se volete una conferma circa il luogo nel quale vi trovate potete fare la prova del nove: ascoltate cosa viene risposto al malcapitato pedone. Chi fa’, t’annachi a passari o t’aia puttari ‘n cafè ?(rigorosamente con una sola F). Ma non è tutto. L’automobilista infatti, di solito, aggiunge: chi fa’…‘i movi ssi peri o a’ scacciari ancora ova ?
Il dialogo tra automobilisti e pedoni non è tipico soltanto della città di Catania o della Sicilia in genere, infatti si ripete un po’ ovunque, sia pure in forma e con linguaggio differente.
D’altra parte è noto: i catanesi sono particolarmente coloriti e teatrali e l’intera città è un teatro a cielo aperto, nel quale ci si può imbattere in scene di straordinaria ironia e di altrettanto straordinaria drammaticità.
Ancora? ‘A stati puttannu a chiacchiri? Iù aia ghiri a travagghiari, i vuliti scucchiari ssi cosci? I vuliti isari ssi peri o no?
Per non parlare dei complimenti che gli automobilisti ed i pedoni si rivolgono reciprocamente agli incroci, che rappresentano uno dei luoghi in cui arroganza, presunzione e volgarità si incontrano per sfoggiare il meglio del loro repertorio.
Cunnutu, n’o viri ca c’aiu ‘a precedenza? Pezzu di sbirru, iù aia passari prima picchì vegnu d’a manu ritta.
E poi comincia il gioco delle false partenze, che fa tanto arrabbiare i catanesi e che contribuisce a rendere ancora più caotico il traffico.
Avanti passa, ora ca facisti ssa spittizza passa! Dice uno dei contendenti, mentre l’altro tira fuori un bel paio di corna e sottolinea il gesto con una frase tanto tipica quanto eloquente: Si ‘cunnutu e ‘u sai…ca ti piaci. E ora ca’ passasti chi fai? A virità è ca a patenti t’a pigghiasti ch’i punti da mucca Carolina!
Le frasi tipiche dell’ automobilista catanese arrabbiato sono tante e tutte presentano una teatralità straordinaria ca quannu si cunta è nenti!
Qualcuno potrebbe pensare che le offese siano sanzionabili, vale a dire siano perseguibili su querela di parte, cioè di chi dovesse sentirsi offeso, dileggiato, diffamato, ecc.
Ebbene, si sappia, non è affatto così! Sulla base di una serie di conformi sentenze, ci sono insulti che non sono sanzionabili come ad esempio: coglione, vaffanculo, rompiballe, mi hai rotto i coglioni, ecc.
Ad ogni modo, gli insulti più diffusi tra automobilisti e pedoni a Palermo sono: bestia, cos’inutili, cunnutu ‘i to’ patri. Mentre a Catania sono: talia a chistu quantu è bestia? Scimunitu, Cunnutu tu e cu non tu rici, ecc.
Cosa diversa accade a Milano, dove gli insulti più coloriti e maggiormente utilizzati dagli automobilisti meneghini sono: testina; và a dà via i ciapp; va a ciapà i ratt!
Gli insulti dei romani sono altrettanto coloriti: l’anima de li mortacci tua!”; va’ mmorì ammazzato!; a deficienteee! Non c’è bisogno di particolari traduzioni.
Insomma, paese che vai insulto che trovi. L’ultima parola, però, deve spettare sempre a noi, i figli dell’Etna. Dunque, a chi ci taglia la strada, a chi non rispetta i semafori, a chi non concede la precedenza o si attarda, il catanese gli rivolge una frase inequivocabile: Hai chiù corna di ‘n cufinu di vaccareddi. Che non è reato!