Docenti di ruolo sì, ma senza stipendio
Inizio dell’anno scolastico in salita per migliaia di docenti provenienti da tutta Italia che, nonostante abbiano ottenuto il tanto agognato ruolo, dopo il superamento di un concorso o per arruolamento diretto da GPS (graduatorie Provinciali Supplenze) prima fascia sostegno, aspettano ancora l’accreditamento dello stipendio di settembre e, a breve, quello di ottobre.
Andiamo per ordine. I docenti che hanno superato il previsto periodo di prova durante l’anno scolastico 2023/24, il 2 settembre hanno preso servizio nelle scuole di appartenenza o, per chi ne avesse avuto diritto, in quelle di assegnazione provvisoria.
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito, il 28 agosto, aveva mandato alle segreterie scolastiche le istruzioni per la registrazione e la sottoscrizione dei contratti a tempo indeterminato per i neo immessi in ruolo, sia docenti che personale ATA.
Le segreterie scolastiche erano state invitate a utilizzare la piattaforma ministeriale di firma elettronica (FEA) per “velocizzare e semplificare le fasi di caricamento dei documenti e di predisposizione degli stessi per la firma” come recita la nota.
Da qui il primo inghippo: non tutte le segreterie hanno accolto l’invito a usufruire di tale strumento, rallentando tutto l’iter di registrazione e acquisizione dei contratti da parte del SIDI (Sistema Informativo dell’Istruzione).
Per ciò che riguarda i neo immessi da GPS sostegno prima fascia durante l’anno scolastico 23/24 la faccenda si complica ulteriormente, poiché la legge di riferimento con la quale sono stati ingaggiati per l’ottenimento del ruolo, non è più la 59 del 2021, bensì il DL 44/2023.
A quanto pare, però, il SIDI avrebbe dimenticato di inserire tale dicitura tra le opzioni utili affinché le segreterie potessero caricare i contratti in piattaforma. La situazione sembra possa finalmente sbloccarsi a metà settembre, ma i flussi di trasmissione per il calcolo degli stipendi è ormai chiuso. Bisogna pazientare.
I docenti neo immessi, nonostante tutto, sono comunque entrati in classe, hanno partecipato agli impegni collegiali e scolastici, ma attendono ancora di essere pagati e che i loro contratti compaiano sulla piattaforma NoiPa, ovvero il sistema che il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha realizzato per gestire i processi facenti capo all’elaborazione, liquidazione e consultazione degli stipendi del personale della Pubblica Amministrazione.
Già da fine settembre, quando gli insegnanti neo-immessi non hanno trovato né i cedolini, né il proprio contratto caricato su NoiPa, essi stessi hanno iniziato a chiedersi cosa stesse accadendo. Diversi gruppi su Facebook sono infatti pieni di richieste su cosa sia necessario fare o a chi ci si debba rivolgere per avere informazioni certe sul dove siano finiti gli stipendi.
Pochi sono i casi in cui i contratti sono stati registrati in tempo e i docenti hanno ottenuto regolare retribuzione il 23 o il 26 del mese di settembre. Da qui in poi ne è conseguito un rimbalzo di informazioni tra i diretti interessati: neo immessi vincitori di concorso straordinario Bis, neo immessi vincitori di concorso, neo immessi personale Ata, neo immessi da GPS prima fascia sostegno.
Tra questi, c’è chi sostiene di aver avuto informazioni certe dalla propria segreteria scolastica del fatto che i contratti sono stati correttamente caricati e bisogna attendere l’acquisizione da parte di NoiPa; c’è chi ha contattato NoiPa, che però attribuisce la responsabilità della non presenza dei dati in piattaforma alle segreterie scolastiche; c’è chi, avendo contattato la Ragioneria Territoriale dello Stato, afferma che il funzionario di turno ha risposto di dover attendere lo scambio di informazioni tra MEF e MIUR.
In questa danza di rimbalzi di responsabilità, i docenti e il personale ATA neo immessi non sanno a chi devono credere, ma nonostante tutto continuano a recarsi al lavoro, anche a distanza di chilometri da casa, o addirittura dovendo pagare un affitto e avendo delle spese non indifferenti, tutto ciò nel silenzio più assoluto da parte di tutti.
Insomma, purtroppo ancora una volta, la burocrazia si frappone tra il diritto e l’efficienza e rallenta qualsiasi procedura a danno degli interessati.