Prima degli archi della marina ci sono le scuole e le strade / In questi giorni circola in città un’idea balzana che forse nasconde una delle tante speculazioni delle quali è stata vittima negli anni la città di Catania, compreso il periodo nel quale furono realizzati gli archi della marina, vale a dire intorno al 1863.
Qual è l’idea balzana: abbattere i citati archi della marina per realizzare un’area immediatamente prospiciente il porto.
I difensori di questa tesi, tanto costosa quanto antistorica, sono gli stessi che hanno consentito lo scempio del viale Africa, negando la visione ed il godimento del mare con la realizzazione del nuovo palazzo di giustizia, che poteva essere tranquillamente edificato in un luogo più consono ed altrettanto panoramico.
Il tutto per offrire un bel panorama a qualche magistrato amante del bello o a qualche politico con la coda di paglia, ma anche per provocare un insostenibile traffico automobilistico a tutto il resto dei catanesi: magari chiudiamo anche il viale Africa.
Il costo diretto dell’operazione archi della marina sarebbe di circa un miliardo di euro, a parte i vari costi indiretti per la città e soprattutto per i cittadini.
Sono personalmente contrario all’abbattimento degli archi della marina, che rappresentano uno dei simboli della storia etnea e ritengo positivo il fatto che il sindaco, con grande sensibilità, voglia conoscere il parere dei suoi concittadini, magari per evitare di creare l’ennesimo caso “tondo Gioeni”, che ha provocato traffico, confusione, incidenti e una orribile fontana.
In ogni caso, sono assolutamente contrario per tre sostanziali ragioni: 1) gli archi della marina, come prima detto, rappresentano una parte importante della storia, dell’economia e della società del capoluogo etneo, dunque semmai dovrebbero essere dichiarati bene culturale, sottratti a qualsiasi demolizione e valorizzati adeguatamente; 2) con un miliardo, tanto pare che costerebbe l’operazione, si potrebbero mettere in sicurezza tutte le scuole catanesi che rischiano di crollare, si potrebbero utilizzare per la sistemazione delle strade in cui le buche risalgono al paleolitico, ma anche per migliorare reti idriche e fognature, che somigliano tanto a dei colabrodo; 3) o si potrebbero spendere per sistemare e costruire le case popolari, ovvero per sfrattati e bisognosi; 4) gli archi della marina potrebbero essere recuperati e utilizzati a fini turistico/commerciale, facendoli diventare un’ulteriore attrattiva della città ed un luogo di storia, di arte, di economia, di svago, ecc.
Non so cosa accadrà alla fine della fiera, ricordo però che le speculazioni, a Catania, hanno prodotto le incompiute di Corso Martiri della Libertà, l’assurdo taglio in due del Corso Sicilia e la nascita di veri e propri ghetti abbandonati a se stessi come San Leone, Librino, i Villaggi, ecc.
Le emergenze catanesi non riguardano gli archi della marina ma le esigenze primarie dei catanesi a cominciare dall’acqua, dalle fognature, dalle scuole, dagli impianti sportivi, delle strade e dal lavoro, che le precitate manutenzioni, sicuramente molto più utili, creerebbero copiosamente e per periodi lunghi.