I rimproveri dei genitori sono un classico. Chi non ne ha ricevuti? I rimproveri sono un po’ come il concime: danno fastidio, ma aiutano a vivere, sono un po’ come le canne che sostengono le piante, vincolano, ma fanno crescere dritti, sono un po’ come il sale ed il pepe, che pizzicano, ma insaporiscono qualsiasi pietanza.
Si però cetti voti pisunu e autri voti astruppianu, eccomu su atruppianu! I sapemu sti cosi, macari ca ogni tantu nu’ scuddamu, o facemu finta di scuddarinnillu.
Il rimprovero è una manifestazione di biasimo, di disapprovazione; le parole che vengono usate, con determinazione o con sarcasmo, per sgridare qualcuno che ha commesso qualcosa di sbagliato.
Il rimprovero, al contrario della lode, è una manifestazione di disapprovazione che, ad esempio, il genitore comunica al figlio, se ha fatto qualche cosa che non doveva, qualcosa di contrario ai doveri morali che gli sono stati insegnati.
A Catania ‘a matri i prummitteva, ma diceva ca c’avissa pensatu u’ papà quannu tunnava a casa. Ma iddu non ni sapeva nenti. Chissu voli diri ca a matri era pubblicu ministeru e iurici: precisu comu ‘nte tribunali di ora, di chi ni maravigghiamu: non cancia mai nenti!
Il rimprovero, pertanto, consente ai figli di capire quali sono i valori fondamentali nei quali i suoi genitori credono, quali sono le regole della società in cui vive, quali rappresentano il bene e quali il male, ecc.
Chissu è chiddu ca c’è scrittu ‘nte libri di pedagogia, iù però m’arricordu ca i rimproveri erunu colpi di cucchiara di lignu o di tappina a leva pilu.
Tutto si dovrebbe collegare ai principi sui quali i singoli genitori fondano la loro vita. Quel che magari può essere ingiusto e meritevole di rimprovero per un genitore potrebbe non esserlo per un altro, a seconda dell’educazione che egli stesso ha ricevuto dai suoi genitori.
Iu sugnu sicuru ca i me’ genitori pigghiaru coppi di cucchiari di lignu macari iddi, anzi, iddi, fossi ni pigghiaru ch’assai di mia. Ancora i canni m’abbampunu.
In ogni caso, qui non si discute dei valori di ogni singolo nucleo familiare, poiché ciascuno avrà i propri e baserà l’educazione dei figli su di essi.
Consideriamo però che dovrebbero esistere valori universali, ad esempio, far del male a qualcuno dovrebbe essere per tutti sbagliato e meritevole di disapprovazione, mentre dovrebbe essere incoraggiato il fare del bene, l’esprimere solidarietà, ecc.
Il rimprovero, quindi, verrà usato dai genitori davanti a comportamenti ritenuti realmente scorretti, immorali o contrari ai valori insegnati. In ogni caso, come accade sempre, “in medio stat virtus”!
Avissa essiri accussi. I me’ genitori erunu abbastanza equilibrati, ma canusceva carusi ca vinevunu a scola ch’i cosci viola di quanti coppa di cucchiara di lignu o di cintura hauna pigghiatu a casa.
Anche nel caso del rimprovero è bene non abusare, ma non è nemmeno opportuno usarlo troppo poco. Rimproverare di continuo i figli li renderà insicuri, impauriti, ansiosi, sfiduciati.
Rimproverarli troppo poco li renderà senza controllo, ribelli, sfidanti. I figli vogliono vedere nei genitori dei punti fermi e vogliono avere delle regole da seguire, insomma, vogliono esempi, non solo ordini.
Quindi la soluzione è sempre nel mezzo e sempre secondo il principio della proporzionalità. Un errore grande comporterà un rimprovero forte, un errore veniale un rimprovero meno severo.
Inoltre, nel rimprovero è di fondamentale importanza la coerenza. Un rimprovero che non sia seguito da un comportamento coerente perderà ogni efficacia.
Se il genitore rimprovera, oggi, il figlio, perché ha copiato il compito in classe, domani non potrà invitare il figlio a copiare i compiti di un compagno, pur di evitargli un brutto voto domani. La coerenza, quindi, dovrà essere rispettata anche nelle punizioni che vengono impartite.
Il rimprovero, inoltre, non dovrà mai essere personale e valutativo. Pertanto mai sgridare il figlio dicendogli “sei stupido”oppure “sei cattivo”. Questo tipo di rimprovero andrà ad incidere negativamente sull’autostima del ragazzo, il quale, a forza di sentirsi valutato personalmente, finirà per convincersi di essere stupido o cattivo o incapace. Ovviamente la stessa cosa vale per le ragazze.
U’ capisturu di unni nasciunu cetti delinquenti? Nasciunu di famigghi ca non sanu educari. A scola ci menti do’ so, anzi cetti voti non ci menti nenti, e a frittata è fatta: accussi i canceddi di Piazza Lanza, sunu sempri apertti.
Il rimprovero, come la lode, dovrà essere descrittivo ed esprimere una emozione. Il genitore potrà dire “hai fatto questo e mi hai deluso molto”. In tal modo sarà il figlio stesso a fare le sue valutazioni, ma sempre che sia stato educato a farlo.
Sarà inoltre utile indicare qualche cosa che il figlio potrà fare per rimediare al suo errore, ad esempio “chiedi scusa al tuo compagno che hai picchiato”. Questo porterà il giovane ad ammettere pubblicamente il suo errore.
Cettu, si n’attruvassumu ‘nta na società arucata, i così issuru meggiu assai sia pe’ carusi, sia pe’ ranni, ca prima erunu carusi. ‘U capisturu patri e matri? U capisturu prufissuri e professoressi? Speriamu di si.