La giustizia, le ingiustizie, le regole / Le società libere e democratiche, quelle nelle quali i cittadini partecipano alla vita delle istituzioni, quando si manifestano dei problemi, trovano le sedi più adeguate e scrivono le regole necessarie a fare in modo che il problema venga risolto, ovvero vengano trovate le condizioni, accettate da tutti, vale a dire una sorta di minimo comune denominatore, per fare in modo che si individuino le condizioni utili a consentire la convivenza con il problema, se esso non è risolvibile.
Lo sport, nel senso della sua pratica, ma non solo lo sport, anche la scienza, non è democratico e non è libero, perché vive di regole, di forza, di tecnica, di formule, non certo di consenso popolare, anche se esistono le sedi nelle quali i problemi relazionali vengono affrontati e discussi in appositi organismi riconosciuti.
Ora appare di tutta evidenza che i temi legati alla “giusta” parità di genere hanno messo in crisi un settore, quello sportivo, abituato ad avere a che fare solo con maschi e femmine, al massimo con lesbiche e gay, ma per nulla pronto ad affrontare le questioni legate alla trans sessualità, all’androginismo, ed alle varie altre sfumature riguardanti questi aspetti.
Ecco, Credo che, invece di litigare inutilmente, sia meglio auspicare e contribuire a formare una sede in cui si affronti e si risolva la questione in maniera condivisa, prima che la “partita cominci”, non certo a gioco iniziato e nel rispetto dei diritti di tutti, non solo di alcuni.
Per parlare di regole eque i “bar dello sport” ed il “web” possono andare bene, per scriverle con ragione e buonsenso ci vuole altro.
È indispensabile farlo, nello sport e non solo, anche perché, per tornare al pugilato olimpico femminile, se ci si ferma al computo ormonale, si potrebbe arrivare al paradosso di non considerare doping certi ormoni, come accadeva alle atlete sovietiche, della Germania dell’Est e di altri paesi “sospetti” degli anni passati, che proprio per questo motivo vennero successivamente private dei loro allori.
In vero, un tavolo di riscrittura delle regole andrebbe realizzato per molte altre questioni, ma che sia un tavolo libero e democratico, non schierato di “pancia” in maniera preconcetta.
Insisto, ad esempio, su una nuova Assemblea Costituente, eletta direttamente dal popolo, con un sistema proporzionale, che sottragga al fazioso Parlamento, a “partita iniziata”, la facoltà di cambiare le regole a colpi di maggioranza, sottraendo i diritti delle minoranze, degli altri. In fondo, come dice una vecchia canzone, a fasi alterne, “gli altri siamo noi”.