Settantatré anni addietro, quando si celebrò la sua prima edizione, il Festival di Sanremo era soltanto una competizione canora dedicata alle canzoni italiane, poi è diventato uno spettacolo più articolato e composito, in alcune circostanze ha rappresentato un momento attraverso il quale far veicolare messaggi di carattere sociale, politico, culturale, civile, ecologico, ecc. Talvolta l’operazione è riuscita meglio, altre volte è riuscita peggio o non è riuscita affatto, ma questo nulla toglie al valore ed al significato attuale di un progetto di siffatta natura, come dimostrano gli incredibili indici di ascolto. Certo, come in tutte le cose, c’è chi la vuole cotta e chi la vuole cruda, chi si lamenta dei compensi dei conduttori o degli ospiti, chi si scandalizza per gli abiti più o meno trasparenti, chi si stupisce per gli “incidenti” veri o sceneggiati, ecc.: è normale, fa parte dello show business. Alcuni dati, però, risultano assolutamente incontestabili: il Festival di Sanremo desta massicce attenzioni di pubblico, muove economia per milioni di euro, permette di farsi conoscere a tanti talenti, provoca pure qualche speculazione, ma soprattutto, esattamente come accade negli stadi di calcio, offre al pubblico uno spaccato della società e anticipa una serie di fenomeni che sarebbe sbagliato negare o ignorare. Insomma, da “Grazie dei fiori” ad oggi con “due vite” di Mengoni di tempo ne è passato parecchio e snobbare un simile fenomeno, con tutto quello che ci mette davanti, non è solo un atteggiamento superficiale, banalmente snobistico e radical chic, è anche un atteggiamento fortemente oscurantista, forse persino negazionista, molto simile a quello degli struzzi che si ostinano a nascondere la testa sotto la sabbia pensando di essere sfuggiti al pericolo. Se il Festival di Sanremo non vogliamo vederlo perché non ci piace la musica pop o perché questo genere di spettacolo lo consideriamo esageratamente “nazional popolare”, guardiamolo almeno come guarderemmo un’indagine sulla società che cambia, e magari sforziamoci di capire in quale direzione si stia dirigendo, perché Sanremo non è solo Festival.