Nei giorni scorsi tre illustri medici, esperti di Covid, forse per esorcizzare la malattia, si sono improvvisati cantanti ed hanno provato a cantare una canzoncina di Natale. L’esperimento non è riuscito, ma ha suscitato l’indignazione dei soliti “interessati” leoni da tastiera. Qualcuno ha giudicato l’iniziativa fuori luogo, altri hanno sostenuto che hanno stonato, altri ancora, i soliti “politicamente corretti”, che. Nella loro posizione non dovevano farlo. Personalmente credo che ciascuno di noi, prima di essere un medico, un professionista, un giornalista, un politico o altro, sia una persona e dunque possa liberamente permettersi, ogni tanto, di scherzare, di ironizzare, di mostrare il “fanciullino” che è in ciascuno di noi. Dunque non mi scandalizzo di un momento ludico, che certamente non inficia la serietà di chi lo ha messo in scena. E poi vorrei aggiungere una cosa: se la “casalinga di Voghera”, qualche vecchio DJ in cerca di visibilità, qualche comico prossimo alla demenza senile, qualche chiacchierato giornalista e qualche interessato politico possono improvvisarsi scienziati e dire “scemenze a reti unificate”, spacciandole per verità assolute, tre illustri scienziati potranno pur canticchiare, magari stonando, una innocua canzoncina di Natale, che può far morire dal ridere, ma non ci conduce né alla terapia intensiva, né alla morte.