Le aziende siciliane sono quelle che pagano peggio. Secondo un recente studio, aggiornato al 30 settembre, solo il 20,9% delle aziende dell’Isola onorano i loro debiti entro i termini fissati. 

Cosa diversa accade in Lombardia, dove le aziende pagano puntualmente almeno nel 47,4% dei casi. 

A ridosso della Lombardia c’è l’Emilia Romagna, con il 46%, il Veneto con il 45,8% ed il Friuli Venezia Giulia, con il 45,1%. 

Per quanto riguarda le province, la migliore è Ragusa, che si colloca al novantaduesimo posto, seguita da Catania, che è novantaseiesima. 

Non si tratta soltanto di fare una fredda elencazione di percentuali, si tratta invece di capire come mai la situazione è quella descritta e non ci vuole molto a comprenderlo. 

La Sicilia è una delle regioni con il PIL più basso e questa condizione sarebbe già sufficiente a giustificare la situazione. 

Tuttavia non basta, perché la Sicilia è anche una delle regioni menò infrastrutturate, con meno strade, autostrade, ferrovie, scuole, reti, impianti, ecc. 

Si tratta cioè di una regione in cui produrre e vendere è difficile, così come è difficile riparare mezzi, elaborare dati, movimentare le merci, ecc. 

Insomma, fino a quando la situazione resterà questa non abbiamo il diritto di lamentarci se nel 2022, secondo una previsione dello SVIMEZ, il PIL nel Centronord crescerà del 4,4%, quello del Centrosud del 4% e quello della Sicilia ancora meno, con una tendenza generale a scendere di molto a causa della crisi energetica. 

C’è un ultimo elemento che deve allarmarci ancora di più e di cui nessuno parla. 

La popolazione continua a diminuire al ritmo di – 6,2% al Centronord e -7% al Centrosud. Senza lavoro non stupiamoci se i nostri figli se ne vanno.