Siamo salvi! L’Unione Europea ha fatto marcia indietro, potremo continuare a festeggiare il Natale, chiamandolo Natale e non saremo costretti a cambiare nome per non chiamarci Maria o Giovanni e non turbare i fedeli di altre religioni, che mal li sopportano, in quanto palesemente riconducibili al Cristianesimo.
Devo essere sincero, mi vergogno molto di un’Europa che si preoccupa degli aspetti nominalistici, cioè convenzionali, dei vari problemi e trascura le questioni di sostanza.
Credo che il rispetto verso le altre religioni, o verso le tendenze sessuali di ciascuno, o verso i vari colori della pelle delle persone non si ottenga evitando di usare il termine Natale, inteso come nascita di Gesù, né sforzandosi di inventare improbabili desinenze, avente valore neutro, per non apparire maschilisti, femministi oppure omofobi, né sostituendo la parola “nero” alla parola “negro”, né cancellando la storia, evitando di contestualizzare nelle varie epoche, gli uomini e i fatti che le hanno caratterizzate.
Credo che simili barriere culturali si debbano abbattere rispettando, oltre che la propria fede, anche quella degli altri, considerando ciascuno come una persona, non come un genere, aiutando gli abitanti dei Paesi africani, del Sud Est asiatico o di altre parti più sfortunate del mondo a vivere in condizioni migliori.
Non mi piace l’Europa che si fa ridere dietro perché ritiene che l’essenza dei problemi dell’umanità risieda in una desinenza, così come non mi piace quella che si occupa dell’angolo di curvatura dei cetrioli o della percentuale di cacao che deve esserci nel cioccolato, o che tenta di distruggere le produzioni tipiche locali, soprattutto se sono siciliane.
Vorrei che l’Europa non fosse solo quella dei banchieri o delle multinazionali dell’agroindustria o della pesca, che non fosse quella che vieta ai pescatori siciliani di pescare tonni e pescispada, ma lo permette ai giapponesi, né quella che strizza l’occhio ai commercianti di grano trattato con sostanze nocive.
Vorrei che l’Europa fosse quella dei popoli, delle culture, dei diritti umani e del reciproco rispetto, come l’avevano immaginata Altieri Spinelli ed i “ragazzi di Ventotene”.
Tutto questo, però, non accade, né accadrà mai, se nessuno si mobiliterà affinché accada e noi, invece, pigramente, speriamo sempre che le cose le facciano gli altri e ci accontentiamo dei soliti insulsi lamenti.