Le pandemie non rappresentano un fenomeno recente. In passato, hanno colpito le popolazioni del mondo in maniera grave in più occasioni.
Tuttavia, i metodi attraverso i quali esse sono state affrontate, ad di là dell’uso dei vaccini e delle altre cure mediche, che sono più recenti, sono stati sostanzialmente sempre gli stessi: pulizia personale e degli ambienti, disinfettazione degli spazi edificati e non, anche attraverso l’uso di detergenti e persino del fuoco, creazione di barriere filtranti alle vie respiratorie, attraverso l’uso di mascherine o di altri strumenti atti ad ottenere il medesimo risultato, ecc.
Persino il medico e scienziato siciliano Gianfilippo Ingrassia, a cui il Viceré Don Carlo, Duca di Terranova, affidò il compito di affrontare il flagello della peste, che si era abbattuto sulla Sicilia tra il 1575 ed il 1576, si servì dei medesimi sistemi, che in buona sostanza sono uguali a quelli che vengono raccomandati oggi, e che lo furono anche in occasione dell’epidemia dell’influenza spagnola, scatenatasi tra il 1918 ed il 1920, che provocò 500 milioni di casi e circa 50 milioni di morti in tutto il mondo.
C’è una piccola differenza tra quanto accaduto alla fine del ‘500 e nel primo ventennio del secolo scorso, a decidere i provvedimenti preventivi e successivi da adottare non c’erano oltre 400 esperti, ben pagati ma talvolta molto confusi, bensì solo qualche medico di buonsenso.