di Vito Pirrone
Nonostante il periodo notoriamente destinato al relax, col caldo incombente, ci troviamo al centro di una delicata campagna elettorale ed i partiti si apprestano a presentare agli elettori i propri programmi. In questo contesto, il settore giustizia assume notevole rilevanza,sia per la grande valenza sociale, sia perché ad esso è connesso l’accesso ai fondi europei.
Nei giorni scorsi, il Consiglio dei Ministri ha approvato all’umanità lo schema di decreto legislativo,in attuazione della legge delega n. 131 / 2021 (“delega al Governo per l’efficienza del processo penale, nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari”), ed ilPresidente del Consiglio ha trasmesso ai componenti del governo una nota con la quale precisa che “il governo rimane impegnato nell’attuazione delle leggi e delle determinazioni già assunte dal Parlamento. Il governo rimane altresì impegnato all’attuazione legislativa, regolamentare e amministrativa del PNRR”.
Come è noto, la giustizia è uno degli impegni fondamentali assunti dal governo per ottenere i fondi europei. Cosicché, tra l’altro, l’Italia si è impegnata a ridurre, entro il 2026, la durata media dei processi penali del 25 % nei tre gradi di giudizio.
Pertanto, coloro che si candidano alla guida del Paese,non possono disattendere o non considerare gli impegni assunti con l’Europa. Come il testo normativo approvato dal consiglio dei ministri prevede l’introduzione, anche nel nostro ordinamento, del principio della c.d. giustizia riparativa, acclarato sia a livello internazionale, che europeo, dovrebbe cambiare sostanziosamente la filosofia della giustizia penale.
Già si intravedono settori politici che non condividono tale apertura, lasciando prevedere delle serie opposizioni.
Invero, nell’attuale momento storico-politico ed economico, ove abbiamo un forte interesse a mantenere gli accordi assunti con l’Europa, per non perdere una liquidità sostanziale per sollevare seriamente la nostra economia e la condizione sociale, tutte le forze politiche sono chiamate ad assumere precisi impegni programmatici con gli elettori, specie sulla riforma della giustizia ed in particolare sulla giustizia penale.
Il Governo uscente, pur da latitudini distanti, ha posto le basi per riforme significative .
Ma, in quest’ottica, si ritiene improcrastinabile,nell’ambito degli accordi europei, la definizione di una radicale riforma sia del processo penale, che dell’ordinamento giudiziario.
Sono riforme che chiede l’Europa, negli accordi del PNRR, ma ancor più la nostra Costituzione.
È indispensabile attuare la separazione delle carriere fra magistrato giudicante e inquirente (dando forza al dettato costituzionale della terzietà del giudice), con effettiva parità tra accusa e difesa.
Una piena ed effettiva separazione dei poteri non consente la presenza di magistrati posti fuori ruolo perché distaccati presso uffici del potere esecutivo (v. ministeri , ecc…).
È altresì necessario adottare una legge che abroghi il c.d. ergastolo ostativo. La Consulta sta concedendo la terza ῾proroga᾿ al Parlamento per l’emanazione di una legge che adegui il sistema agli artt. 3 e 27 della Costituzione ed alle sentenze della CEDU.
Privilegiando seri interventi contro la irragionevole durata dei processi penali, con l’incentivazione concreta dei riti alternativi.
È necessario il recupero dell’istituto della prescrizione dei reati, come momento di civiltà giuridica, contro il processo senza fine, e la reintroduzionedell’inappellabilità da parte del P.M. delle sentenze assolutorie.
Contro il sovraffollamento nelle carceri, ed il grave indice di suicidi, necessita una riforma dell’ordinamento penitenziario, che valorizzi il dettato costituzionale del reinserimento sociale, e le decisionidella Corte europea, che valorizzi un sistema segnatamente non più carcecentrico. Il carcere non è può essere la discarica sociale e la mancata risposta della politica ai problemi sociali irrisolti.
La riforma della giustizia penale è quasi legge, difficilmente ci dovrebbero essere problemi (si spera !) , è troppo alto il rischio: saremo fuori dal PNRR.
Per questo, bisogna abbandonare consapevolmente la cultura del ῾panpenalismo᾿, che ha notevoli effetti negativi.
Questi sono alcuni dei problemi riguardanti la giustizia, di cui una politica responsabile deve farsi carico e che deve affrontare, pensando esclusivamente al bene del Paese ed alle generazioni future.
Purtroppo, non possiamo non sentire un senso di smarrimento.
Se Bauman parlava di politica liquida, oggi si può parlare di politica fragile, che insegue gli elettori ed i loro umori, anziché guidarli.