Alcuni mesi addietro, i presidenti della Regione Siciliana e della Regione Calabria si sono incontrati con il rappresentante di una società che si è detta disponibile a realizzare il ponte con fondi propri.
Si tratta certamente una iniziativa che va molto apprezzata, che personalmente, anche insieme a Unità Siciliana-Le Api auspicavo da diverso tempo, soprattutto alla luce dei pretesti e delle lungaggini delle istituzioni pubbliche.
Tuttavia ricordiamoci sempre l’articolo 14 comma g del nostro statuto che riserva allo stato la competenza sulle grandi opere pubbliche di prevalente interesse nazionale.
Anche per questo serve un partito territoriale con uomini che rispondano al territorio. Serve perché in situazioni simili, purtroppo, non basta l’accordo delle regioni più direttamente interessate alla realizzazione dell’opera.
Di fronte a tali vincoli costituzionali ci sono quelli che cercano di lavorare per rimuoverne gli ostacoli e quelli che, per proteggersi dall’eventuale rischio di dover ragionare o di dover fare qualcosa di serio o di generoso, sostengono l’ineluttabilità di qualsiasi questione.
“È sempre stato così.” Dicono. “Non riusciremo mai a cambiare nulla perché sonno altri a decidere, dunque perché impegnarsi a cambiare? Sarebbe impossibile riuscirci.”
Beh! Devo essere franco, credo che quello ipotizzato abbia le tipiche caratteristiche di un vergognoso pretesto e che di ineluttabile vi sia solo la morte, poiché tutto il resto si può cambiare con lo studio, la ricerca, il lavoro, l’impegno e soprattutto la partecipazione.
Anzi, per essere chiari fino in fondo, credo che i fautori dell’ineluttabilità delle cose siano dei vigliacchi, dei pigri e degli incapaci, o forse appartengono alla schiera di chi non vuole cambiare nulla.