Battersi per un Sud moderno, capace di ottenere condizioni sociali, culturali ed infrastrutturali pari a quelle di altre parti d’Italia significa uscire dalla logica dei partiti tradizionali e andare oltre le ideologie.
Le note gabbie ideologiche sono quelle che hanno permesso il più grosso furto mai compiuto ai danni del Mezzogiorno, un territorio a cui si chiedevano i voti per governare da Roma, da Milano, da Firenze, da Bologna, a vantaggio delle aree e delle categorie forti che orientano le oligarchie dei partiti.
Per questo motivo è necessario costruire immediatamente un forte soggetto politico meridionale che risponda al Meridione e che restituisca a questa parte d’Italia la dignità e l’attenzione che merita.
Sono stanco di notare che nei telegiornali si parli di Sicilia solo in occasione di sbarchi, di retate, di scandali o di eruzioni dell’Etna.
Eppure la Sicilia è anche sole, mare, agricoltura biologica, siti archeologici, arte, artigianato, teatro, musica, vino, olio, letterati, scienziati e tanto altro.
La Sicilia non è quella che ci raccontano alcuni giornalisti “alla carta” e che qualcuno di noi ripete pappagallescamente e masochisticamente, la Sicilia è quella che ciascuno costruisce ogni giorno con il proprio lavoro ed i propri sacrifici di cui non parla nessuno.
Il Mezzogiorno tutto è nelle stesse condizioni, dunque la battaglia deve essere estesa a tutto il Sud perché solo una forte compagine potrà modificare l’assetto scompensato del Paese.
L’Italia deve crescere insieme e bene, e deve pure tenere conto che senza il Mezzogiorno continuerà ad essere come una motocicletta a cui manca una ruota.