Il Mezzogiorno si sta svegliando, almeno i lo spero. Nei mesi scorsi, per iniziativa di un gruppo di autorevoli esponenti del mondo dell’università, dell’imprenditoria, dell’informazione, è stato predisposto e sottoscritto un “Manifesto per il Sud” che, partendo dalla difficile situazione economica e sociale nella quale questa parte d’Italia si trova, punta a rivendicare politiche miranti a perequare le varie aree del paese attraverso massicci investimenti pubblici e privati, come ha più volte sollecitato persino l’U.E.
Il piano ha bisogno di una integrazione riguardante il Ponte e le infrastrutture da realizzare in Sicilia, ma è un buon segno di inizio.
D’altra parte, non è bello vedere il paese allo sbando: da una parte la sua classe politica, intenta a barattare posizioni di privilegio, distante dalle esigenze dei cittadini e del tutto impreparata ad affrontare la crisi che stiamo attraversando, dall’altra i cittadini disorientati dall’incertezza, dalla paura, dei bisogni della vita quotidiana.
Non è bello che, in una tale situazione, vi siano idioti che pensano alle vaccinazioni sulla base del PIL e furbi che cercano di costruire l’ennesima speculazione sulla pelle del Sud e della Sicilia. Dobbiamo unirci e dire basta.
Ecco perché le autorevoli firme sul “Manifesto per il Sud” costituisce un buon segnale da parte del mondo accademico, che di solito, per decidere chi abbia ragione, attende di sapere chi vince, o tuttalpiù si limita a compiere qualche speculazione intellettuale come certificato di esistenza in vita.