In Italia, la cultura, il teatro, la musica sono stati soprattutto appannaggio della sinistra in tutte le sue varie forme, perché la sinistra ha garantito circuiti, spazi, passaggi televisivi, ecc. Gli artisti sono dei lavoratori speciali, talvolta, nonostante si proclamino liberi e indipendenti non lo sono, ma è assolutamente comprensibile, soprattutto se non diventa uno stucchevole slogan.

Oggi è proprio la sinistra dei grillini, del PD, di Italia Viva, dei post comunisti comunque denominati, che sta tradendo questo mondo, privandolo, con interventi spesso irrazionali, dei convegni, degli spettacoli teatrali, dei concerti, di aiuti significativi, suscitando una dura reazione da parte dei rispettivi operatori, che giustamente chiedono con forza la possibilità di tornare in fretta alla normalità e di essere risarciti, per quanto è possibile, così da poter riprendere con serenità, come accade ad alcune altre attività. 

Oltre al pauperismo economico, quindi, questa anomala sinistra, che tutela la finanza e punisce la scuola, questa sinistra che auspica la decrescita felice, piuttosto che la crescita compatibile, sta perseguendo una sorta di pauperismo culturale pur di restare ancorata al governo, ma soprattutto pur di assecondare le logiche speculative della finanza di riferimento.

Il pauperismo e la decrescita felice non producono lavoro e sviluppo economico, non producono benessere e serenità, mentre alimentano un clima di invidia e di odio sociale che, di certo, non aiutano a migliorare la situazione di ciascuno.

Mi auguro che, prima o poi, il buonsenso, che al momento si nasconde ed evita di metterci la faccia, esca dal cauto letargo nel quale si trova da anni e torni a rappresentare il motore di una società che vuole andare avanti e che non ha nessuna voglia di rinunziare a nulla, mentre è disponibile ad adeguare i propri comportamenti per difendere l’equilibrio ambientale e distribuire meglio la ricchezza.