Secondo l’ufficio studi della CGA di Mestre, la burocrazia italiana è al penultimo posto per qualità (41), imparzialità (29,6) e anticorruzione (26,9).
Al primo posto c’è la Finlandia: qualità (82,3), imparzialità (82,9) anticorruzione (82,2).
La Germania si trova al quarto posto: qualità (77,7), imparzialità (74,3), anticorruzione (71,1).
La Francia è all’ottavo posto: qualità (66), imparzialità (63,4), anticorruzione (58,3).
Dopo l’Italia c’è solo la Grecia qualità (27,5), imparzialità (29,4), anticorruzione (25).
Spero tanto che l’Osservatorio Nazionale sulla Burocrazia, le Forniture ed i Lavori nella Pubblica Amministrazione, recentemente nato a Catania si dia presto da fare, come ha già fatto segnalando la pubblicazione, da parte della Regione Siciliana di una delibera quasi del tutto oscurata per presunti problemi di privacy.
Sì, scusate, non ci avevo pensato: se in Sicilia e nel resto del Paese non accadessero situazioni del genere e magari qualcosa di peggio, non ci troveremmo al penultimo posto della classifica sulla qualità della burocrazia.
La riforma dell’amministrazione pubblica, così come la riforma del sistema giudiziario, nel loro insieme, rappresentano la premessa per rendere il nostro Paese un Paese più agile,m moderno e soprattutto più attrattivo per tutti quegli investitori stranieri che hanno paura di realizzare qualcosa in Italia perché temono di rimanere impantanati tra le scartoffie degli uffici pubblici o dei tribunali.