Nei mesi scorsi, alcune associazioni hanno organizzato una manifestazione di protesta finalizzata alla riapertura dell’Ospedale Vittorio Emanuele, che ancora risulta quasi del tutto attrezzato.
La proposta, in un momento di emergenza come quello che abbiamo vissuto e che, sia pure in misura minore, stiamo ancora attraversando, poteva essere interessante, almeno in una fase transitoria, in attesa di dare all’intera struttura una destinazione più adatta e funzionale allo sviluppo dell’intera città.
Il fatto è che il Vittorio Emanuele non è solo un luogo e delle attrezzature sanitarie, poiché è soprattutto medici, paramedici, ausiliari, che purtroppo non ci sono né a Catania, né altrove.
Credo che il numero chiuso nelle facoltà riguardanti le professioni sanitarie sia stato un gravissimo errore, poiché ha permesso, anche in questo delicatissimo campo, l’avvento di improvvisate università provenienti dall’estero, di fare incetta di studenti.
In linea di principio non sono contrario alla presenza in Italia di atenei stranieri, anzi, mi sembra che possano contribuire a stabilire una competizione accademica utile al miglioramento degli studi e delle ricerche.
Purtroppo, però, per il modo in cui gli “innesti” stanno avvenendo, temo che non determineranno affatto una elevazione della qualità dell’insegnamento, ma un suo deprecabile e pericoloso abbassamento.
Eppure non sarebbe stato difficile, n; particolarmente costoso potenziare le nostre università, sarebbe bastato usare le migliaia di immobili pubblici vuoti e assumere docenti, tecnici ed amministrativi nel numero necessario.