Quando andavo a scuola la materia in questione si chiamava “Storia ed Educazione Civica” e trattava, sia pure sinteticamente, argomenti che amavo molto, anche se non mi piaceva tanto il modo in cui veniva insegnata.
La trovavo troppo nozionistico, poco agganciato con l’attualità, raramente spiegata guardando all’importanza che ha la conoscenza del funzionamento dello Stato nella- cita di ciascun cittadino.
Sta di fatto che oggi non c’è neanche questo, o c’è marginalmente e solo se l’insegnante a cui è affidata ha una sensibilità ed una conoscenza adeguata degli argomenti che tratta.
Non spiegare ai cittadini di domani quali siano le loro origini antropologiche, storiche e sociali e quali siano stati e siano i fatti che hanno prodotto la società in cui viviamo, è come pretendere che un albero cresca senza radici.
Non spiegare ai giovani di oggi, che diventeranno gli uomini e le donne di domani, quali siano le regole di una civile convivenza, vuol dire non saper coltivare, né raccogliere i frutti di un albero che abbiamo il dovere di far crescere in buona salute.
Al di là dell’inserimento curricolare della materia credo che vi siano anche altri metodi in grado di divulgare l’Educazione Civica. Le scuole, ad esempio, potrebbero organizzare incontri, conferenze, potrebbero invitare autorità locali e nazionali ma non per fare passerella, come vediamo che accade ogni tanto, ma per spiegare la Costituzione Italiana, lo Statuto Siciliano, il funzionamento degli Enti Locali e quant’altro possa essere utile a far comprendere che essere cittadino vuol dire almeno tre cose: conoscere, capire e partecipare.