Il Covid ha creato numerosi problemi, oltre che alle persone, anche a tantissimi settori dell’economia italiana: ristorazione, turismo, teatro, musica, ecc. che hanno dovuto fare i conti con mesi e mesi di inattività e con una ripresa a scartamento ridotto, legata all’esigenza di garantire maggiore sicurezza.
Gli aiuti, soprattutto all’inizio hanno tardato ad arrivare, ma soprattutto tarda ad arrivare una strategia complessiva davvero efficace, capace di far ripartire queste ed altre attività, altrettanto danneggiate dalla pandemia.
Nei giorni, mentre discutevo con un giovane attore, è emersa l’idea di utilizzare gli spazi pubblici per delle rappresentazioni pensate proprio per luoghi non abitualmente teatrali, in modo da aumentare l’offerta, ma anche per garantire un adeguato distanziamento tra il pubblico.
Credo sia possibile farlo, ma bisogna convincere le amministrazioni comunali, la Siae ed il fisco che oggi è il tempo della semina, o non ci sarà mai più raccolto.
Se oggi non si riuscirà a garantire ai settori in crisi ed ai loro operatori la possibilità di una prosecuzione adeguata, non ci sarà alcuna garanzia che possano riprendersi.
In fasi difficili come queste, che per il Sud e la Sicilia assumono dimensioni tragiche, lo Stato dovrebbe stare più vicino ai diversi professionisti ed ai diversi operatori economici e non solo per un fatto di ovvia solidarietà, ma anche per evitare di ridurre, infuturo la platea dei contribuenti. Insomma, se faccio il pastore e le pecore devono darmi latte e lana, non posso lasciarle morire, devo aiutarle a vivere.