Le comunicazioni ufficiali contenute in un manifesto ufficiale del Ministero della Salute e dall’Istituto superiore della sanità datato 23 febbraio del 2020, confermano il dilettantismo con il quale si è affrontata la questione del Coronavirus.
Al punto 7 del manifesto, infatti, si suggerisce l’uso della mascherina solo in presenza di un sospetto.
Eppure non era necessaria una laurea per capire che una mascherina (ma anche un qualunque altro ostacolo), nella fase emittente e nella fase ricevente, avrebbe ridotto drasticamente i contagi, anche se le mascherine, come è stato detto dopo, fossero state realizzate artigianalmente, come quelle che mi ha fabbricato mia madre.
Il manifesto in questione è stato esposto ovunque ed ha certamente disorientato i cittadini, così come è accaduto con le vicende legate al vaccino AstraZeneca, i continui cambi di opinione in materia di distanza (sociale?) fisica, all’interno, all’esterno, ecc.
Eppure non si può dire che a consigliare il Governo nei vari provvedimenti da adottare non vi siano stati fior di tecnici ed esperti.
Quando si ricoprono incarichi ufficiali, quando si devono prendere delle decisioni difficili, bisogna avere l’accortezza di circondarsi di persone davvero capaci di sapere ciò che si debba o non si debba fare.
Se invece ci si circonda di incapaci, buoni solo a farti da claque anche quando si stona, si rischia di commettere errori gravi.