Dicono che gli studenti del sud, rispetto a quelli del nord, siano asini, sottintendendo che lo sono anche i docenti, che non saprebbero insegnare, ma che, di fronte a simili affermazioni non protestano, come sarebbe giusto fare in casi simili, se non altro per ristabilire la verità.
Dicono che vogliono fare i concorsi scolastici su base regionale, per garantire le cattedre a quelli del nord e non protestano.
Dicono che li vogliono pagare meno di quelli del nord perché sono meno preparati e non protestano.
Dicono che vogliono fare i programmi didattici differenziati per raccontare la loro storia e differenziarla per regione e non protestano.
Dicono che il loro unico impegno è mettere il giorno libero al centro di un ponte di festività e non protestano.
Dicono che in estate trascorrono più di due mesi di “letargo” senza fare nulla, dopo non aver fatto nulla durante l’anno scolastico e non protestano.
Cari insegnanti del Sud che cosa vi devono dire di più per far capire a tutti che la scuola, cioè il luogo in cui si formano le persone del domani, costituisce un grave pericolo per chi pensa che la cultura non serva, anzi, per chi la considera una pericolosa fonte di eversione?
Ma dove sono gli insegnanti del Sud di un tempo? Dove sono i cittadini del Sud di un tempo? Non vorremo mica dare ragione a chi sostiene simili empietà?