L’Assessore Samonà:
“La realizzazione del museo fortemente voluta dal Governo Musumeci”
Palermo, 10 dicembre 2021 – Al via i lavori per il restauro della Chiesa del Collegio dei Gesuiti di Marsala dove troverà sede il “Museo diocesano degli Arazzi e del patrimonio tessile antico”.
I lavori, consegnati oggi, saranno realizzati dalla A.T.I. COSER S.r.l. e D’Alberti Costruzioni per un importo complessivo di 1.837.999,55 euro.
Il nuovo allestimento museale accoglierà gli otto preziosi arazzi fiamminghi per i quali si è appena concluso, presso l’Oratorio dei Bianchi di Palermo, il restauro, curato dall’assessorato regionale dei beni culturali e dell’Identità siciliana, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Trapani in collaborazione con la Soprintendenza di Palermo.
“L’avvio dei lavori per la realizzazione del Museo degli Arazzi – sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – è un’iniziativa sulla quale il governo Musumeci ha molto puntato, per rafforzare l’offerta culturale. Gli arazzi, donati alla Chiesa Madre di Marsala da monsignor Antonino Lombardo, sono infatti un prezioso patrimonio tessile e storico che merita una collocazione adeguata per farne apprezzare la bellezza e l’imponenza. La realizzazione di un Museo, studiato proprio per ospitare i preziosi arazzi, definisce un percorso di valorizzazione del centro storico di Marsala e si inserisce, completandolo, nel circuito delle esposizioni dedicate ai materiali tessili della Sicilia occidentale, quali il Museo delle trame del Mediterraneo di Gibellina ed il Museo delle arti applicate di Erice”.
E da oggi, gli otto arazzi saranno custoditi proprio a Marsala a cura della stessa chiesa Madre, in attesa che, a lavori ultimati, possano essere esposti e ammirati da tutti.
Il progetto per il nuovo allestimento del Museo degli Arazzi, redatto dall’Arch. Luigi Biondo, dal geom. Giovanni Garofalo e dalla Dott.ssa Eleonora Romano con RUP l’arch. Roberto Monticciolo, prevede il completamento del restauro dei locali e l’allestimento della sala.
Le scelte progettuali sono state orientate da alcune esigenze importanti: accogliere gli arazzi in ambienti con un trattamento dell’aria ed una stabilizzazione della temperatura e dell’umidità tali da evitare il deterioramento delle opere, consentire una lettura unitaria del racconto espresso nelle scene raffigurate negli arazzi, garantire la percorribilità e la visita della struttura anche ai disabili, in sicurezza.
“Il nuovo allestimento museale – aggiunge l’arch. Luigi Biondo – risponde all’esigenza di offrire uno spazio unico sullo stesso livello che consenta una lettura unitaria del racconto espresso nelle scene raffigurate negli arazzi. La nuova struttura permetterà, inoltre, di completare il circuito di visita del centro storico di Marsala dove sono presenti altri luoghi importanti di riferimento, quali il Complesso monumentale di San Pietro, la Chiesa Madre e la Chiesa del Purgatorio, già restaurati e restituiti alla fruizione”.
Qualche notizia sugli arazzi:
Gli otto arazzi fiamminghi che compongono la collezione di Marsala rappresentano un raro e pregevole esempio di arte tessile e pittorica della cultura europea del XVI secolo. Sin dal 1589 appartengono al patrimonio della chiesa Madre di Marsala alla quale furono lasciati per testamento da Mons. Antonino Lombardo, già canonico della cattedrale di Mazara e arciprete di Marsala, cui erano stati donati dalla Corte spagnola.
La leggenda narra che la Regina d’Inghilterra, Maria I Tudor figlia di Enrico VIII, durante una tempesta abbia trovato riparo nel porto di Marsala e sia stata ospitata da Mons. Lombardo, apprezzato uomo di cultura e di fede, che in breve divenne confessore della regina e suo apprezzato consigliere culturale. In segno di gratitudine e come compenso per i servigi resi alla corte, il prelato ricevette in dono la collezione di otto arazzi che, alla sua morte, lasciò alla Chiesa Madre di Marsala con l’obbligo che non fossero mai dispersi né spostati in altro luogo.
Questa raccolta di rilevante pregio è la più importante in Italia dopo quella conservata a Napoli nel Museo di Capodimonte.
I pregiati arazzi – le cui dimensioni sono di circa 350 cm di larghezza per 500 cm di altezza – raccontano la Guerra tra Romani e Giudei del 66 d.C.. Nonostante il riferimento storico sia ben preciso, le scene si prestano ad un’interpretazione di tipo allegorico poiché negli episodi narrati l’iconografia non rispetta la cultura ebraica e romana di quel tempo quanto, piuttosto, i costumi, i riferimenti e gli oggetti che riconducono al periodo della realizzazione dei manufatti (tardo ‘500) utilizzati in questo caso come metafora per accedere alla clemenza di Filippo II nei confronti dei Calvinisti olandesi. Così come l’Imperatore romano era stato benevolo nei confronti degli ebrei si auspicava, infatti, che Filippo II lo fosse verso coloro che professavano la nuova fede che così ampie scissioni aveva provocato nel mondo cattolico.
Ogni arazzo rappresenta più scene: almeno due in primo piano ed altre sullo sfondo.
Gli arazzi sono stati esposti per lunghi periodi nella zona absidale della chiesa Madre non ricevendo mai particolare attenzione. Nel 1893, però, tornarono alla ribalta della cronaca quando un crollo interessò la cupola che li sovrastava e si pensò di venderli per ricavarne somme sufficienti alle riparazioni.
Nel 1965 la Regione provvide al restauro di alcuni degli arazzi che versavano in pessime condizioni di conservazione e due di loro vennero esposti, tra il 1970 ed il 1971, in occasione dell’ottava mostra di opere d’arte restaurate. Fu solo nella prima metà degli anni ’80 che gli arazzi trovarono ospitalità all’interno di un piccolo museo che si trovava al confine con l’abside della Chiesa Madre.
Per quasi quattro secoli gli arazzi non vennero mai esposti e furono conservati in maniera inadeguata in casse di legno presso ambienti piuttosto umidi. Solo nel 1984, grazie all’impegno dell’arciprete Andrea Linares e dell’Assessorato regionale dei Beni culturali, ottennero sistemazione in un piccolo edificio nel centro della città e di proprietà della Chiesa Madre, il Duomo di San Tommaso di Canterbury: il legato testamentario del Vescovo Lombardo poneva, infatti, la condizione che essi rimanessero sempre all’interno del perimetro della parrocchia, pena la loro devoluzione alla Curia vescovile di Mazara. La chiesa del Collegio dei Gesuiti, scelta per la definitiva collocazione come sede museale, dista poche centinaia di metri dall’ultimo luogo di esposizione, garantendo il rispetto delle condizioni testamentarie.