Il tema è difficile, ma spero di essere chiaro. Ridurre le tasse prendendo i soldi attraverso l’aumento del debito pubblico, in una condizione di recessione, come quella attraversata attualmente dal Paese, potrebbe costarci molto di più del vantaggio ottenibile riducendo il carico fiscale. Il premier Draghi, qualche mese addietro lo ha sostenuto con molta chiarezza.
Sull’aumento del debito, infatti, si pagano interessi crescenti, a favore di chi ci ha prestato i soldi per tagliare le tasse, soldi che, prima o poi, bisognerà restituire, cosa difficilissima se l’economia non riparte, se il PIL non riprende a crescere almeno al ritmo degli altri Paesi dell’area Euro.
Cercherò di essere più esplicito con un esempio. Ridurre le tasse aumentando il debito pubblico sarebbe come fare un regalo ad un amico dopo essersi fatto prestare, dall’amico stesso, i soldi necessari per doverlo acquistare e magari quelli per la benzina necessaria per andarlo a prendere.
Noi siciliani, noi del Sud, diciamo con chiarezza che l’unico debito che consideriamo accettabile è quello che serve per realizzare infrastrutture e creare lavoro stabile e duraturo nel Mezzogiorno, perché questo tipo di debito aumenterebbe le entrate e ridurrebbe il deficit, migliorando la condizione dell’intero Paese.
Noi siciliani e noi meridionali, salvo alcuni a cui piace la bella vita a spese degli altri, non abbiamo che farcene delle elemosine di stato, noi vogliamo gli strumenti per poter lavorare e per poter sfruttare le risorse di cui disponiamo.