Qualche giorno fa ero in fila davanti allo sportello di un ufficio postale; un signore mi riconosce e mi pone una domanda chiara e precisa, alla quale, devo necessariamente rispondere, dunque non mi sottraggo, anzi, ne approfitto per avviare una breve conversazione. 

“Chi sono i peggiori, oggi?” Mi chiede con l’aria rassegnata di chi ne ha viste di cotte e di crude e non ne può proprio più.

Rispondo con altrettanta chiarezza: “i peggiori sono quelli che sventolano il rosario, ma lasciano morire la gente in mare; sono quelli che dicono di essere i migliori, di volere il bene del prossimo, ma non hanno il coraggio di lasciare il comodo seggio che occupano, continuando a votare qualsiasi porcheria venga loro proposta. I peggiori sono quelli che fingono di fare opposizione, ma non riescono ad avere un progetto di governo alternativo per il Paese, aspettando di saltare sul carro del vincitore, qualunque esso sia.”

“I peggiori in assoluto, però,” concludo, con un velo di amarezza, “sono quelli che si lamentano, ma non si documentano, mugugnano ma non protestano; sono quelli che, se fossero loro al governo, saprebbero fare tutto e sistemerebbero ogni cosa, ma si guardano bene dal partecipare alla vita civile del Paese, riuscendo soltanto a farsi sedurre dalla cattiveria, dall’invidia e dalla mediocrità.”

Il signore mostra di condividere le mie parole e, dopo aver ritirato un plico postale, mi saluta e mi sussurra a bassa voce una frase che la dice lunga: “certo, lei non è uno che le manda a dire!” 

Ricambio il saluto e replico con un secco: “e lei?” Non so se mi abbia sentito, perché aveva già guadagnato l’uscita, io ne avrei avuto ancora per molto.