A Genova c’è la scuola dei cantautori genovesi, a Milano quella dei cantautori Milanesi, a Roma quella dei cantautori romani, a Napoli non ne parliamo erché c’è di tutto.
Come mai a Catania, nonostante Pippo Baudo, Umberto Balsamo, Cristiano Malgioglio, Franco Battiato, Vincenzo Spampinato, Gianni Bella, Carmen Consoli, Farida, Marcella Bella, i Beans, Kim Arena, Nino Lombardo, Pippo Caruso, Gianni Belfiore, Plinio Maggi, Mario Biondi, Antonella Arancio, Pippo Russo, i Bellamorea, Giovanni Caccamo, Agata Lo Certo, Etta Scollo, Luca Madonia, Mario Venuti, i Denovo, gli Sugar Free, gli Uzeda, i Lautari, Rosalba Bentivoglio, Lorenzo Fragola e tantissimi altri, a cui chiedo scusa per non averli citati, non c’è mai stata una scuola dei cantautori e dei musicisti catanesi?
A creare qualcosa di serio ci aveva pensato Francesco Virlinzi, ma dopo di lui è calato il silenzio che la morte di Franco Battiato non potrà che amplificare.
Eppure la musica non è solo arte, è anche economia e che economia. La verità, purtroppo, è che l’illogico individualismo che affligge noi siciliani si manifesta non soltanto nell’incapacità di cooperare o di consorziarsi, ma anche nella incapacità di stare insieme per fare sistema ed affermare un modello che, realizzando evidenti economie di scala, si affermerebbe in tutto il mondo.