Per i reclusi le festività o certe giornate particolari, come i compleanni, gli anniversari o ferragosto,  costituiscono un momento particolarmente difficile, un momento in cui, più che in altre circostanze, si fanno i conti con se stessi, si prova dolore per ciò che si è fatto, per ciò che si sarebbe potuto fare, ma anche per l’assenza dei familiari e degli amici più cari. 

Quando svolgevo l’attività di Garante dei diritti dei detenuti, oltre che in altre occasioni ordinarie, sceglievo, in particolare, proprio le festività di Natale, Pasqua, e Ferragosto, per non fare mancare la mia presenza negli istituti di pena, provando ad offrire un po’ di speranza, ma anche qualche aiuto materiale ai più bisognosi. 

Adesso, non essendo più Garante, non posso farlo con il corpo, se non che in qualche rara occasione, ma desidero farlo con la mente e augurare a tutti coloro i quali scontano una pena di trovare la pace con se stessi, con i loro cari e con le persone che hanno fatto soffrire.

Giungano i miei auguri anche al personale della polizia penitenziaria, ai dirigenti, al personale civile e ai volontari che ogni giorno dedicano il loro tempo alle attività di recupero di chi ha sbagliato e sta pagando e di chi, ancor più dolorosamente, pur non avendo sbagliato, paga per gli errori della giustizia italiana.

Il carcere è un luogo di pena, ma può anche essere un luogo di rinascita, spetta allo Stato ma anche a ciascuno di noi fare in modo che la privazione della libertà rappresenti anche l’occasione per una ripartenza, stavolta dalla parte giusta.