Io non credo che noi italiani siamo pregiudizialmente contro l’Europa, non lo siamo soprattutto in questo periodo, dopo che l’UE ci ha attribuito la possibilità di utilizzare oltre 220 miliardi di euro.
Credo invece che siamo contro un tipo di Europa che non è fatta dalle e per le persone, ma dalle e per le banche, le multinazionali, l’alta finanza, ecc. trascurando le potenzialità e le caratteristiche si singoli stati, delle singole economie, dei singoli popoli e delle relative tradizioni.
Se l’Europa, invece di occuparsi della quantità di cacao che deve esserci nel cioccolato, o della lunghezza del gambo dei carciofi, o dei limiti da imporre alla piccola pesca mediterranea, si occupasse di immigrati, di sicurezza comune, di giustizia comune, di lavoro, di welfare, di difesa, di salute, di assistenza, di servizi alle persone, di diritti umani e civili, di trasporti, di strade, ecc. sarebbe amata da tutti.
Tentare di limitare a un sì o a un no il tema dell’Europa, senza spiegare il come e il perché, o ignorando lo stato reale dei fatti e ciò che esso provoca, fa parte di quel metodo confuso e confusionario che serve solo a chi non ha voglia di parlare o perché non ha la competenza per farlo, o perché vuole confondere le nostre idee per chissà quali interessi. O forse si sa!
Ad ogni modo, anche in questo caso, la semplificazione dei fatti e dei giudizi e l’ultima cosa che si deve fare se si vuole salvare uil nostro paese e ciò che esso ha rappresentato negli ultimi sessant’anni.