di Ilenia Giambirtone
Il primo luglio esce nelle sale il film di Claudio Cupellini “La terra dei figli” che riprende la graphic novel pubblicata nel 2016 e realizzata da Gipi, narratore e disegnatore pisano. A distanza di più di quattro anni, la storia ha ancora molto da raccontare, sopratutto se riletta e reinterpretara nell’attuale periodo post-pandemico. La pellicola non é solo un film ma piuttosto é il racconto di formazione di un ragazzo che, tramite le testimonianze scritte del padre, cerca di ricostruire le tracce di una civiltà ormai distrutta. Il film, come il regista ha annunciato, “tratta di argomenti che appartengono sempre più al sentire comune”: la memoria del mondo che lasceremo ai nostri posteri e che rischia peró di estinguersi. Il cast – composto da Leon de la Vallée, Paolo Pierobon, Maria Roveran, Fabrizio Ferracane, Maurizio Donadoni, Franco Ravera, Valerio Mastandrea e Valeria Golino – ha dovuto dunque svolgere un lavoro interpretativo profondamente complesso.
“Questo film é stata un’opportunità” ha dichiarato infatti Maria Roveran “un vero viaggio, non solo lavorativo: tutti noi abbiamo messo parte della nostra umanità e sensibilità”.
Anche Valerio Mastandrea si é riscoperto professionalmente, interpretando così un ruolo atipico rispetto alla sua carriera; egli ha svelato che nonostante il suo ruolo dovesse essere quello del padre, per una serie di inconvenienti logistici ha finito per interpretare il personaggio del boia, una scelta che si é rivelata azzeccata e che svela un nuovo volto dell’attore romano, più commovente che mai.
Leon de la Vallée, l’attore che ha da poco esordito nel panorama musicale col suo primo disco, ha invece dimostrato “un’aderenza sentimentale col personaggio”, come ha dichiarato il regista, che lo rende un’attore maturo nonostante la sua giovane età.
Il film, che ci conduce in location quali il Delta del Po e la Laguna di Chioggia, é dunque un’ottima rivisitazione del filone distopico, ormai mainstream hollywoodiano. Cupellini non nega dunque di aver avuto “dei momenti di crisi nella scrittura” ma nonostante ciò ha dichiarato: “ho cercato di capire come distanziarmi dal genere per trovare una voce personale con cui raccontare la storia”. Il suo intento si può dire essere assolutamente riuscito per questo film che tenta, con intensità e ricchezza narrativa, di spiegare l’importanza di un passato forse ormai troppo incomprensibile.