Non stupiamoci se, quando si parla di Sicilia, i primi concetti ai quali il grande pubblico pensa non sono il mare, l’Etna o le Isole, né Pirandello o Verga, né Bellini o Majorana, ma la mafia, il crimine organizzato, i disservizi.
Senza voler negare i problemi che purtroppo viviamo ogni giorno, l’associazione di idee in questione non è affatto casuale, anzi, è il prodotto di meccanismi, consci ed inconsci, abilmente attivati da un certo modello di informazione, che non ha alcun interesse a valorizzare ciò che di buono offre la nostra Regione.
Nella rubrica di oggi, proprio per confermare la premessa, vorrei fare un preciso esempio di subdola marginalizzazione della Sicilia e di tradimento ordito ai danni delle aspettative dei siciliani da parte di coloro i quali hanno sempre promesso di tutelarli. Lo farò partendo da un servizio messo in onda da Rai 1 sabato 8 giugno del 2019, alle 6,30 del mattino.
Dico subito che, dal punto di vista della qualità giornalistica, il “pezzo” è stato ben confezionato, dunque, nulla può essere addebitato a chi ha curato la sua realizzazione, qualcosa, invece, va lamentata nei confronti della direzione di rete, che mi appare palesemente poco interessata a far conoscere al grande pubblico italiano una Sicilia diversa da quella raccontata nelle fiction.
Il servizio in questione riguardava quel meraviglioso gioiello di architettura e di cultura rappresentato dalle Biblioteche Riunite Civica e Ursino Recupero di Catania, i suoi tesori e l’eroica direttrice, Rita Carbonaro, che da sola, da anni e tra mille difficoltà di ogni genere, cura alcune centinaia di migliaia di volumi di enorme valore storico, scientifico ed artistico, rinunziando persino alle ferie.
Vi chiederete perché ho parlato di subdola marginalizzazione. È presto detto: vi sembra logico mandare in onda un servizio del genere, ricco di interessantissime informazioni sul sito in questione, alle 6,30 del mattino di sabato, quando la stragrande maggioranza di telespettatori dorme ancora?
No, non è affatto logico! Anzi, è veramente scandaloso ed irrispettoso per il pubblico di appassionati bibliofili, spesso trascurati dall’informazione pubblica e non solo, ma anche e soprattutto per i siciliani, dei quali si dimentica dolosamente ciò che di importante hanno fatto nei secoli.
Se si vuol fare sul serio opera di divulgazione vera, non soltanto formale, di facciata o a fini statistici, così da poter dire che si è parlato della Sicilia per un numero X di volte, la si faccia nelle ore di maggiore ascolto, non all’alba, all’interno di un contenitore tappabuchi, in cui si parla di qualsiasi cosa.
Se la Rai, vale a dire il servizio pubblico, profumatamente pagato con i soldi dei contribuenti, prelevati dalla bolletta dell’energia elettrica e sperperati in lauti, ma immeritati, compensi, vuole far conoscere, come dovrebbe, la nostra Regione e le sue straordinarie bellezze, non deve farlo trasmettendo qualche servizio in orari ed in giornate del tutto improbabili, deve farlo quando gli ascolti sono maggiori, come accade puntualmente per altre regioni.
No, il mio non è becero campanilismo, semmai è sincero e addolorato risentimento nei confronti di chi, anche con i miei soldi, tratta tutti i siciliani da imbecilli, evitando di promuovere le nostre bellezze artistiche ed ambientali, che sono tante!
Mi offende che i programmi sulla mafia, non certo casualmente, vadano in onda nelle ore di punta e quelli sulla nostra cultura vengano quasi nascosti nei complessi palinsesti della TV di Stato.
Mi auguro che il Presidente della Regione, peraltro ex giornalista televisivo, prenda a cuore questa segnalazione ed intervenga, com’è nelle sue prerogative, chiedendo alla Rai la dovuta attenzione non solo per i fatti di cronaca nera, per fortuna, al contrario che altrove, sempre meno frequenti, anche se molto drammatizzati, non solo per certe retoriche fiction, ma anche per quanto di bello la nostra Regione è in grado di poter offrire al pubblico nazionale ed internazionale.
Non credo che sia chiedere troppo, anzi, credo sia il minimo, in attesa di un drastico mutamento di prospettiva nei rapporti tra la Sicilia ed il governo nazionale.