di Vito Pirrone
Un bollettino quasi quotidiano, drammatico e inaccettabile. Quella dei femminicidi è una strage che non si ferma. I primi due mesi del 2021 sono un agghiacciante elenco di tragici fatti di sangue,una strage senza fine, un femminicidio ogni 5 giorni. Insopportabile silenzio sul susseguirsi di tali violenze in Italia .
All’indifferenza delle forze politiche e dei mezzi di informazione su tale problematica necessitano interventi legislativi specifici che incidano alla radice culturale del problema. E’ stato necessario un decennio di donne uccise da mariti, compagni, fidanzati, per rendersi conto che la questione richiedeva un approccio mirato.
Il numero dei femminicidi è sempre elevato, anche se i recenti omicidi sono l’esito finale di storie di donne che spesso, dopo aver sporto denuncia, non trovano risposte adeguate sul territorio rispetto alla loro protezione.
Clara Ceccarelli (una delle ultime vittime) aveva persino pagato il suo funerale !
Le denunce delle vittime sono spesso campanelli d’allarme e richieste d’aiuto, a cui lo Stato non sempre riesce a fare colpevolmente fronte.
La violenza di genere è un crimine odioso che trova il proprio humus nella discriminazione, nella negazione della ragione e del rispetto. Una problematica di civiltà che, prima ancora di un’azione di polizia, richiede una crescita culturale. È una tematica complessa che rimanda ad un impegno corale che coinvolga tutti gli attori sociali, dalle istituzioni, alla scuola, alla famiglia.
Trascorrere molte ore e settimane in casa, in smartworking, con limitate possibilità di spostamento, pone le donne in un contesto di oggettivo pericolo.
E’ passato un anno e mezzo dall’entrata in vigore, avvenuta il 9 agosto 2019, del cosiddetto “codice rosso”, legge che ha introdotto nuovi reati e ha perfezionato i meccanismi di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. Ma la situazione è ancora oltremodo drammatica; infatti, nei primi anni del nuovo millennio, la percentuale di donne uccise nell’ambito familiare rappresentava il 25% del totale degli omicidi, e, recentemente la percentuale è salita al 40%.
Bisogna porre un rimedio ad una situazione che è aggravata dalla pandemia. La violenza alle donne è una pandemia globale e necessitano misure reali che prevengano tale stato di cose.
Troppe volte, dopo la denunzia di violenze, maltrattamenti o stalking, le donne vengono rimandate a casa,poiché la loro denuncia viene spesso sottovalutata, esponendole a ulteriori rischi.
In Italia osserviamo che pur essendo in calo gli omicidi, aumentano i femminicidi, Il 50% delle donne sono state uccise durante il lockdown.
Tale dinamica raggiunge il suo apice nel 2020, quando si attesta al 40,6% dei casi, analogamente i femminicidi familiari (che negli ultimi 20 anni presentano un’incidenza progressivamente crescente).
La coppia continua a rappresentare il contesto relazionale più a rischio, con 1.628 vittime tra coniugi, partners, amanti o ex partners negli ultimi 20 anni.
Durante il lockdown per Covid, nei mesi di marzo e aprile 2020, la situazione si è ulteriormente aggravata con un numero di delitti pari al 45% del totale degli omicidi e con la maggior parte avvenuto all’interno delle mura domestiche per mano di partners e conviventi. Il dato sulle uccisioni delle donne ha trovato conferma, recentemente, nel rapporto del Servizio analisi criminale della Polizia di Stato, dal quale è emerso un aumento delle vittime di sesso femminile, passate da 111 del 2019 a 112 del 2020, e un incremento delle donne uccise in ambito familiare, salite da 94 del 2019 a 98 nel trascorso anno. Dallo studio della Polizia è emerso che nel periodo febbraio – ottobre 2020 il 100% delle donne vittime di omicidio hanno perso la vita in un ambito familiare-affettivo.
Un’attenta analisi del fenomeno aiuterebbe a capire che questa piaga è conseguenza di un malessere molto più grave e sarebbe dovere prioritario intervento mirato che riesca a prevenire questi tristissimi episodi.
E’ necessario intervenire sull’educazione dei giovani, con una politica che possa modificare l’attuale modello socio-culturale alla base della discriminazione che sfocia in violenza.