I catanesi hanno straordinarie doti di sintesi e un senso dell’umorismo e dell’ironia degni di migliori fortune: d’altra parte, non a caso, il teatro comico siciliano è quasi tutto etneo, sia per quanto riguarda gli autori, sia per quanto riguarda gli attori.

Qualche giorno addietro, davanti all’edicola, nella quale acquisto abitualmente i giornali, ho assistito ad una scena, tra due ragazzi poco più che maggiorenni, che sembrava tratta proprio da una delle tante commedie del grande Nino Martoglio.

I due protagonisti stavano discutendo del più e del meno, in particolare commentavano le vicende sportive del Catania calcio e dell’opportunità di fare o no l’abbonamento per poter assistere alle partite. 

A quel punto, non so bene a causa di quale considerazione non condivisa, il primo, rivolgendosi all’altro in dialetto catanese, che tradurrò per i lettori che non dovessero comprenderlo bene, disse all’altro: “ma finiscila, sei veramente cosa da reddito di cittadinanza!”

Il secondo, tra l’indignato e lo stupito, non essendosi per nulla intimidito da quella affermazione, della quale, invero, dato l’argomento in discussione, non capii subito il senso, non fece tardare la sua replica.

“Compare, che vuoi dire?” Chiese con tono di sfida, com’era evidente che fosse, soprattutto quando si discute della squadra del cuore. 

Il primo, a quel punto, volle essere più preciso; si fermò un attimo, guardò negli occhi l’amico e, seccamente, gli rispose a tono: ”voglio dire che sei una cosa inutile, un incapace, degno solo di farti mantenere…io mi alzo alle tre di notte, scarico cassette di frutta al mercato, ma non devo dire grazie a nessuno!”

Compresi, dal seguito della discussione, che il dissapore era nato perché il primo ragazzo aveva deciso di acquistare l’abbonamento, rigorosamente in curva sud, mentre il secondo aveva detto che avrebbe chiesto qualche biglietto omaggio ad un certo amico suo “che ha le mani in pasta”.

A quel punto della conversazione, che proseguì per qualche altro minuto, mi resi conto del perché, uno dei due giovani tifosi avesse richiamato il reddito di cittadinanza e, devo dire che, al contrario di prima, ritenni il riferimento assolutamente pertinente.

“In fondo,” pensai tra me e me, evitando di intromettermi nella discussione, “se una persona non è in condizione di poter acquistare qualcosa che gli necessita, è giusto che venga aiutata, è giusto che il suo bisogno venga soddisfatto da terzi. 

Se, però, la persona in questione è nelle condizioni di poterlo fare e non lo fa, magari perché si crede furba, per quale ragione qualcuno dovrebbe sacrificarsi per lei?

Insomma: perché, senza un fondato motivo, ci dovrebbe essere qualcuno disposto a lavorare il doppio e guadagnare la metà, per consentire a qualcun altro, che potrebbe fare altrettanto, di guadagnare senza lavorare?

La sintesi filosofica, ma anche sociologica che separa le due fattispecie risiede proprio nella risposta del primo giovane. “Io mi alzo alle tre di notte, scarico cassette di frutta al mercato, ma non devo dire grazie a nessuno!”

La differente impostazione del problema, registrata nella conversazione tra i due tifosi del Catania, è la stessa che si può notare tra chi pensa che debbano essere sempre gli altri a risolvere i suoi problemi e chi si tira su le maniche e cerca di fare del proprio meglio.

Non voglio negare l’esigenza di trovare forme di welfare in grado di contenere il dilagante fenomeno della disoccupazione giovanile; voglio soltanto evitare che si formi una mentalità pigra e parassita, che non incoraggi la ricerca di un lavoro, quando sarebbe possibile trovarlo.

Non voglio negare la necessità di adottare politiche di fuoriuscita dallo sfruttamento, ma non voglio neanche cadere nell’errore di demotivare quanti avrebbero voglia e competenza per uscire dall’assistenzialismo ed entrare nella realtà, né di favorire il lavoro nero, che un qualsiasi reddito non legato ad un corrispettivo lavorativo potrebbe determinare.

Infine, non voglio assolutamente contribuire a far fuggire i migliori, quelli che non si accontentano del reddito di cittadinanza, perché desiderano far valere le loro qualità, lasciando sul groppone di una economia già debole qualche fannullone di troppo!