di Ninni Cuspilici
La Sicilia orientale è dominata da un gigante l’Etna ,che periodicamente fa sentire la sua presenza con scosse simiche , con notturne e colorate fontane di lava, lunghi pennacchi di vapore e con nere nuvole di cenere. Cenere che copre tutto con danni alla fauna , alla flora e a tutto ciò che da essa viene raggiunto. Ormai ci siamo abituati alla sua presenza e reagiamo raccogliendola e smaltendola in vario modo, ma un aspetto che dobbiamo non dobbiamo trascurare è quello dei danni alla salute e in particolare all’albero respiratorio e non solo. Un esempio sui rischi che possiamo correre ci è dato da Biancavilla. Biancavilla è una sorgente naturale di polvere di amianto e non c’è famiglia che non abbia pianto o che non debba piangere, ogni anno, almeno un congiunto ucciso dalle fibre della Fluoro-edenite, un minerale asbestiforme di . Insomma Biancavilla è circondata dalla lava dell’Etna ma in questa pietra nera un tempo incandescente, si è formato questo minerale che, una volta scoperto negli anni ’90, è stato oggetto di enorme produzione industriale senza conoscere gli effetti sulla salute.
Di seguito affronteremo il tema degli effetti sulla salute.
Per cenere vulcanica si intendono le particelle di rocce e minerali espulse durante le eruzioni, non è velenosa ma la sua inalazione può determinare problemi respiratori ed essendo molto abrasiva può causare irritazione agli occhi.
Il nostro vulcano ha emesso soltanto sul Comune di Giarre, tra quelli più colpiti dell’ultima eruzione , circa 12 mila tonnellate di cenere vulcanica .
Le particelle solide di origine vulcanica che ricadono è costituita dai cosiddetti PM10 e PM2.5; sigle ben note in quanto definiscono dimensioni di particolato aeriforme considerate dannose per la salute umana secondo il D. Lgs. 155/2010 . Gli studiosi hanno analizzato queste particelle, i risultati hanno mostrano la presenza di ossidi di ferro e titanio, solfati, cloruri e fluoruri e frammenti di vetro vulcanico.
La valutazione del rischio sanitario legato all’esposizione diretta e prolungata a ceneri vulcaniche è controversa. E’ documentata la relazione tra mortalità generale e inquinamento da polveri sottili. Tuttavia, gli studi effettuati si riferiscono all’inquinamento urbano. Da un’indagine effettuata su 3 Paesi europei (Austria, Francia, Svizzera) risulta che il 6% della mortalità totale è attribuibile all’inquinamento atmosferico . Altri studi hanno rilevato evidenze di una associazione tra mortalità generale, rischio di malattie cardiovascolari e concentrazione atmosferica di particolato fine.
L’azione delle ceneri si limiti ad una reversibile ipersecrezione di muco che decresce rapidamente con il venire meno all’esposizione .
La tossicità è legata più alla distribuzione delle dimensioni delle particelle più che a differenze nel contenuto di minerali. La maggiore frazione di particelle piccole (sotto i 10 micron) mostrano maggiore citotossicità . Un ingente caduta di cenere vulcanica ha rilevato solo una leggero incremento di incidenza di sintomatologie respiratorie attribuibile all’esposizione di ceneri vulcaniche . Uno studio compiuto sulla popolazione infantile residente nelle aree intorno al vulcano, comparata con un gruppo di controllo, mirata ad individuare la proporzione di soggetti con sintomatologia asmatica, non ha rivelato differenze significative che possano indicare l’esposizione alla cenere come fattore di rischio, le ceneri acide possono abbassare il pH delle acque, fino a livelli tali da uccidere la fauna ittica . Sostanze radioattive possono essere presenti nelle ceneri . I gas sono solitamente troppo diluiti per causare severi danni alla popolazione. La potenzialità tossica delle ceneri vulcaniche può variare anche in funzione della distribuzione delle dimensioni delle particelle. Esperimenti condotti hanno evidenziatoche maggiore è la componente fine delle ceneri (inferiore a 10 micron), maggiore è l’effetto citotossico. Esiste il rischio teorico che persone esposte ripetutamente all’inalazione di ceneri vulcaniche possano sviluppare sintomi di silicosi. E’ stato stimato che un’esposizione a circa 0,5 mg/m3 nelle 24 ore potrebbe portare a gravi casi di silicosi in due o tre anni. L’esposizione a concentrazioni più basse porterebbe alle stesse conseguenze con un’esposizione di 8-10 anni.
Per quanto sopra è necessario che le popolazioni e le autorità che vivono in prossimità del vulcano comincino a sviluppare una serie di comportamenti e atteggiamenti atti alla prevenzione del danno alla salute dovuto a queste polveri.