Credo che raccontare episodi della propria vita rappresenti il modo migliore per essere chiari e per riferire fatti di cui si è stati direttamente protagonisti, senza dover interpretare nessuno. Questa volta lo farò citando un episodio che mi è accaduto pochi giorni addietro, mentre parlavo con una signora di mia conoscenza che, per comodità, chiamerò Tiziana, anche se il suo vero nome è un altro.
Ebbene, Tiziana ha avuto una vita particolarmente difficile, spesso ai limiti della legalità, se non addirittura oltre, ma, ad un certo punto, appena superati i 50 anni di età, ha avuto la forza e la volontà di dire basta con gli errori del passato e di cercare una nuova strada: certamente più faticosa, sicuramente più difficile ma anche più onesta.
Con la signora mi capita di parlare frequentemente e, ogni volta, è particolarmente interessante comprendere le dinamiche intellettuali attraverso le quali lei forma i suoi convincimenti, giusti o sbagliati che siano.
Nel caso in specie, parlavamo di giovani e del loro rapporto con il lavoro e con la disoccupazione: un argomento che, in entrambi i casi, resta di grande attualità, anzi, è ciò di cui si parla più frequentemente, fatta eccezione per il calcio e per il sesso!
Durante la conversazione, invero piuttosto interrante, Tiziana mostrava fastidio per coloro i quali, al contrario di quanto è accaduto a lei, non fanno nulla per trovarsi un’attività, un impiego, che sia in grado di permettergli di vivere dignitosamente e di mantenere una famiglia.
“Perché è così dura nei confronti di queste persone? Magari hanno cercato qualcosa, ma non hanno trovato niente di adeguato.” Gli ho fatto notare sommessamente.
Non lo avessi mai detto, perché la sua reazione, ancorché garbata, è stata ferma, ben argomentata, ma molto critica, anzi, decisamente polemica.
“Quando sono rientrata in Italia dalla Germania,” mi ha risposto, “avevo tre valige e tremila euro, non avevo né una casa, né un lavoro, ma soprattutto non avevo nessuna specifica competenza che potesse favorirmi, né un curriculum, né alcuna adeguata referenza!”
“È stata dura! Tuttavia, non mi sono persa d’animo.” Ha proseguito Tiziana, con un pizzico di orgoglio. “Non ho atteso la manna dal cielo, né mi sono fatta tentare dalle mie precedenti esperienze, con le quali avevo definitivamente chiuso. Mi sono tirata su le maniche e ho cominciato a fare la donna di servizio.”
“Ho imparato a lavare,” ha continuato la signora, “ho imparato a stirare, a rammendare, a cucinare e mi sono fatta voler bene svolgendo con cura e attenzione il mio lavoro, giorno dopo giorno.”
“Non me ne vergogno,” ha concluso Tiziana, “essere riuscita a non ricadere nei vecchi errori che avevo commesso ha rappresentato un modo per dimostrare, a me stessa ed agli altri, che si può fare: anche a 52 anni, anche con una vita burrascosa alle spalle, anche senza una casa e senza una famiglia. Ecco perché non capisco chi “ciondola” tutto il giorno e si lamenta inutilmente.”
Il discorso di Tiziana non faceva una grinza: è vero, la situazione economica che stiamo attraversando non è affatto facile, ma non è vero che noi non possiamo fare nulla per cambiarla, almeno per quello che ci riguarda più da vicino.
Adesso la signora in questione ha quasi 68 anni, ha una piccola pensione, che spera venga presto adeguata, continua a svolgere dai lavoretti saltuari, ha preso una casa in affitto, che paga puntualmente, ed ha un piccolo gruzzolo in banca, che incrementa orgogliosamente, mese dopo mese.
Quando Tiziana era giovane non c’erano incentivi, non c’erano bonus, non c’erano agevolazioni fiscali; quando ha deciso di cambiare vita non ha atteso che qualcuno le “desse un posto”, si è messa a lavorare senza rimpiangere i tempi in cui andava in giro con la pelliccia e le auto di grossa cilindrata.
“Non è vero che manca il lavoro,” dice spesso la signora in questione, “è vero che, a molti, manca la mentalità, manca la volontà e manca lo spirito di sacrificio. Non tutti possono fare i direttori di banca o i dirigenti d’azienda, anche perché non tutti ne hanno le qualità. Non per questo è giusto limitarsi a sperare di vivere per sempre alle spalle di altri!”
Noi siciliani possiamo farcela e ciò che dobbiamo chiedere non è un reddito di cittadinanza, ovvero un’elemosina di stato, ma l’acquisizione di competenze professionali e di opportunità nelle quali essere in grado dimostrare che ce la possiamo fare, com’è accaduto alla signora Tiziana!