Di Vito Pirrone
Se da parte di profondi conoscitori della Sicilia, con pessimismo, questa regione è stata definita una terra “irredimibile”, non ritiengo accettabile una preconcetta ipoteca sul futuro.
E’ indispensabile e doverosa una riflessione.
E’ evidente che gravi preoccupazioni e scadenze fanno parte del bagaglio del politica regionale.
Penso alla qualità della vita delle persone e delle famiglie, e particolarmente per quanto riguarda il futuro dei giovani. Nella regione la disoccupazione continua ad aumentare; il tasso di occupazione è del 44%, mentre è del 64 % al nord. Da recenti dati dal rapporto annuale dello Svimez, risulta che il reddito pro-capite lombardo è quasi il doppio di quello siciliano.
La Sicilia, come il resto del Paese, ha urgente bisogno di far crescere la sua produttività, e gli economisti sottolineano con forza, che riprendere il percorso di crescita è possibile solo a costo di una ristrutturazione del sistema produttivo, sicché, è importante che il Governo Siciliano, prenda atto della gravità della situazione realizzi un programma adeguato alla situazione.
Necessita un serio recupero dell’istituto autonomistico,accompagnato da un efficace dialogo politico–istituzionalecon gli organi dello Stato, per valorizzare tutte le potenzialità del nostro territorio, purtroppo spesso non valorizzate o, persino, inspiegabilmente disperse.
Significa rivedere le politiche sociali e l’organizzazione sanitaria; assumere una progettualità idonea nei settori di preminente interesse per la collettività, come lo smaltimento dei rifiuti,l’acqua, le energie alternative, la tutela dell’ambiente, del territorio e delle risorse artistiche culturali, con la valorizzazione delle risorse umane.
Parimenti, non si può non considerare l’emergenza, sempre attuale, dell’immigrazione, che negli ultimi tempi si è manifestata con un carattere epocale, che nelle coste della Sicilia ha trovato la sua punta avanzata anche in Europa.
Penso ad una Sicilia non del fare, ma dell’agire, come momento che agevoli e faccia emergere le potenzialità delle risorse umane.
Una sanità che sia effettivamente un servizio pubblico, a cui il cittadino possa facilmente accedere.
Penso ad una politica “on the road” che va a conoscere tutto il territorio e le realtà regionali, portando la realtà ed i problemi degli abitanti nelle stanze delle istituzioni.
L’Assemblea Regionale dovrà attivare un piano di riforme, contenendo al massimo la spesa, dando prova di capacità progettuale, rivedendo il rapporto tra politica e burocrazia, attualmente elefantiaca, lenta ed incapace.
Difendere l’autonomia, infatti oggi significa porre precisi limiti alla politica ed alla burocrazia, per privilegiare i diritti dei cittadini.
Rivedere la burocrazia, significa che nessuno si debba sentire dire in alcun ufficio pubblico, …”lo faccio per cortesia personale”.
Penso che la Sicilia, per le proprie potenzialità e risorse, debba essere allo stesso livello delle altre regioni italiane; rivedere le infrastrutture, spesso inadeguate per un paese moderno, con un servizio ferroviario efficiente e moderno, e con la realizzazione di collegamenti ferroviari interni alla regione, così da permettere un collegamento da Catania a Palermo in treno, che impieghi un tempo ragionevole (come nelle altre parti del Paese) .
Penso ad un piano politico che investa sul turismo, comprendendo che esso rappresenta una risorsa primaria della nostra terra, che va valorizzata con un programma sinergico, che integri diverse potenzialità e culture, la Sicilia può e deve puntare per il suo sviluppo su un turismo di qualità; una agricoltura di qualità, con un piano industriale agroalimentare; e sulle industrie high tech.
Una sinergia effettiva ed efficace che contrasti la criminalità organizzata, diffusa e capace di contaminare sia l’economia che la politica.
Forse è solo un sogno molto ambizioso o pretenzioso, ma la Sicilia ed i Siciliani, meritano tutto ciò. La Sicilia non è, e non deve essere considerata né “irredimibile”, né immobile.
Franco Battiato, in occasione della presentazione di un suo album,ha rilevato che “ i siciliani hanno un carattere molto forte e sanno riemergere dalle difficoltà”, e citando un proverbio siciliano ”caliti juncu ca passa a china”, che vuole essere “un buon consiglio ad una umanità che vive in un mondo orribile, in cui aumentano le ingiustizie sociali…”, il proverbio non vuole indicare vittimismo od opportunismo, è strategia : il giunco che si piega, evita la piena, ma mantiene la propria identità e difende la propria vita, tornando, scampato il pericolo, a esercitare il proprio ruolo; concludendo : “fatti non foste per vivere come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza”.
Ma ancor prima di macinare numeri, di digerire tabelle e di valutare le ragioni del nostro basso reddito, è necessario lavorare senza schematismi al futuro della Sicilia. Le cose da fare sono davanti agli occhi di tutti. Sicilia deve essere centro della macro regione del mediterraneo; e deve rivestire il ruolo di piattaforma logistica del Mediterraneo, attraverso l’alta velocità che arrivi fino a Gela e il Ponte sullo Stretto che realizzerà un vero asse di sviluppo tra il mediterraneo e l’Europa.
Fuori da una politica dell’ascariscomo Roma centrica, con un movimento che liberatosi dalle ideologie si occupi realmente della Sicilia e del Meridione. Solo cosi il mezzogiorno può a cambiare marcia e ad avviarsi a fuoruscire dall’attuale condizione di minorità rispetto al resto del Paese, invertendo i ruoli, facendio emergere le proprie risorse e potenzialità che possono incidere nella politica ed economia nazionale ed europea.