di Vito Pirrone
La Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale l’ergastolo ostativo demandando al Parlamento di approvare una legge specifica.
Il c.d. “ergastolo ostativo” impedisce al condannato per reati gravi (tra i quali associazione mafiosa) di ottenere benefici penitenziari e di misure alternative alla detenzione, a meno che lo stesso non collabori per prevenire la commissione di ulteriori reati ovvero facilitare l’accertamento e la identificazione degli autori di quelli già commessi.
La Corte ha osservato che tale norma, prevedendo la collaborazione quale condizione per il condannato per ottenere la libertà, si pone in contrasto con gli articoli 3 e 27 della Costituzione e con l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Con detta decisione la Consulta ha preferito rinviare la trattazione al maggio 2022 per consentire al legislatoreattuare «gli interventi che tengano conto sia della peculiare natura dei reati connessi alla criminalità organizzata di stampo mafioso, e delle relative regole penitenziarie, sia della necessità di preservare il valore della collaborazione con la giustizia in questi casi».
Già la CEDU aveva condannato l’Italia su tale norma, in relazione alla preclusione assoluta di ottenere la libertà condizionale per chi non collabora con la giustizia.
Per la Cedu serve una precisa riforma dell’ergastolo, infatti, la Corte Europea, già con sentenza del 13 giugno 2019 ha condannato l’Italia, specificando che l’ergastolo ostativo limita la prospettiva di un mutamento futuro dell’interessato in violazione dell’art. 3 Cedu, imponendo « allo Stato di attuare, di preferenza per iniziativa legislativa, una riforma del regime della reclusione dell’ergastolo, che garantisca la possibilità di riesame della pena; cosa che permetterebbe alle autorità di determinare se, nel corso dell’esecuzione della pena, vi è stata una evoluzione del detenuto e se è progredito nel percorso di cambiamento».
Nonostante la condanna della Corte Europea sulla preclusione della libertà condizionale e la successiva sentenza della Consulta sul solo permesso premio, il Parlamento ad oggi, ha preferito non adeguarsi al dettato di diritto internazionale. Dopo l’attuale decisione della Corte Costituzionale il Parlamento entro un anno dovrà approvare una legge che riformi l’ergastolo, adeguandolo sia ai principi costituzionali, che alle norme internazionali sui diritti umani.