Ci sono alcune questioni, riguardanti la struttura giuridica ed organizzativa del nostro Paese, la cui trattazione non può più essere rinviata. Tali argomenti non possono essere affrontati con superficialità, né con strumenti normativi inadeguati, rispetto al risultato che si desidera raggiungere: hanno bisogno di un luogo di verifica che sia adatto alla complessità delle materie.
Tra i temi ai quali intendo fare riferimento, c’è senz’altro quello legato ad una profonda riforma del sistema burocratico, inteso in tutto il suo complesso: norme, uomini, strutture.
Dico subito che le norme dovrebbero essere più essenziali e meglio concepite, così che non sia necessario compiere snervanti sforzi interpretativi; aggiungo che i burocrati andrebbero non solo formati, ma anche aggiornati costantemente; preciso, infine, che gli uffici, se dovessero venire lasciati senza strumenti adeguati, potrebbero vanificare i due aspetti prima citati.
A questo proposito, poiché sostengo, da anni, che la Costituzione italiana debba essere riformata, magari attraverso l’elezione di un’Assemblea costituente, composta proporzionalmente da soggetti terzi, non immediatamente eleggibili ad altre cariche, credo che debba essere proprio quella la sede nella quale affrontare correttamente il tema posto: tuttavia, la Sicilia, grazie alle sue prerogative speciali, potrebbe fare da battistrada.
In particolare, relativamente all’assetto burocratico nazionale ed a quanto vi risulti connesso, insisto sul fatto che, sin dall’articolo uno del nuovo testo della “Carta”, bisognerebbe introdurre tre concetti: la libertà, la responsabilità e la solidarietà, in assenza dei quali, al di là di sporadiche occasioni, non sarà affatto facile costruire un nuovo e più moderno “sistema paese”.
Purtroppo, il mio appello, lanciato ripetutamente anche nelle aule parlamentari, non riuscì, ed ancora non riesce, a trovare le necessarie adesioni; così si continua a procedere disordinatamente, a spizzichi e bocconi, applicando insufficienti pezze multicolori nei buchi presenti nel logoro testo in vigore.
Anzi, spesso, i provvedimenti che sono stati adottati, di volta in volta, sono stati talmente inadeguati che hanno persino travolto l’originaria armonia voluta dai “padri costituenti”, provocando effetti devastanti, com’è possibile notare leggendo le cronache giudiziarie di tutti i giorni.
Per restare ancorati al tema, intendo riferirmi, in particolare, ai provvedimenti riguardanti le semplificazioni burocratiche e le sanzioni, spesso solo virtuali, per i furbetti: gli assenteisti, i corrotti, i concussi, i collusi, ecc.
In questo desolante quadro, legato alle inadeguate e, come dicevo, disarticolate politiche pubbliche, oltre che all’insufficiente senso dello Stato, mi risulta difficile ritenere che sia realmente possibile semplificare le procedure burocratiche e favorire la riduzione dei pesanti oneri che ne derivano sia per i privati, sia per i bilanci della Pubblica Amministrazione, senza toccare argomenti sui quali, invece, si preferisce tacere.
Intendo dire che se non si introdurranno nella Costituzione i concetti di libertà, responsabilità e solidarietà, sarà difficile sostituire parte delle centinaia di passaggi burocratici in atto presenti nel sistema ed i loro conseguenti costi, con più semplici, responsabili e sanzionabili dichiarazioni rilasciate dagli interessati.
In una condizione come quella attuale e senza un forte impulso intellettualmente e politicamente innovativo, si determinerà solo una forte ulteriore compressione delle libertà ed un’altrettanto notevole riduzione degli spazi di solidarietà, per esempio, nel mondo del lavoro e della produzione.
Un’autodichiarazione di inizio attività o un’autocertificazione, in un contesto del genere, potrebbe non valere nulla, soprattutto se non si riuscisse ad ampliare il concetto di libera attività economica e se non si desse peso responsabile, quindi sanzionabile, alle dichiarazioni mendaci.
Al contrario, molte delle procedure in atto vigenti, se i principi di libertà, responsabilità e solidarietà entrassero strutturalmente a far parte del nostro sistema, potrebbero essere sostituite da relazioni di asseveramento, e molte autorizzazioni potrebbero essere sostituite da comuni, magari più attenti, controlli a valle.
Qualcosa, recentemente, è vero, è stata fatta, ma non basta e non basta perché i concetti ai quali si faceva cenno prima, non trovano la loro collocazione naturale nella Costituzione e nelle procedure che ne derivano a valle.
Accadrà, prima o poi, tutto questo? Si riuscirà a superare, in maniera organica, ma anche armonica, il sistema della “complicazione legale degli affari semplici”?
Al momento direi proprio di no; al momento non vedo tracce di questo differente modello di approccio normativo, anche se, proprio in Sicilia, grazie alle sue competenze esclusive in materia, si potrebbe provare a fare di meglio.
Chissà se accadrà, chissà se vedremo una luce, chissà se, ancora una volta saremo “laboratorio politico” o forse sono io che ho bisogno di un nuovo tipo di occhiali!