di Vito Pirrone
Libertà e diritti nel tempo sono concetti inscindibili.
Il diritto ad avere diritti connota la dimensione stessa dell’uomo e della sua dignità.
In ogni momento ed in ogni luogo ove sono negati i diritti, torna la questione del rapporto tra democrazia e diritti.
La sfera privata entra nella tutela dei diritti della persona. Sicché ritengo che sia fondamentale la Kantiana centralità dell’uomo.
La tutela della persona e la sua dignità è un principio fondamentale della nostra costituzione.
Una società democratica deve porre la persona come centro di tutela e di sviluppo.
Oggi si vive in una società dove la persona è stata espropriata della propria centralità. Ogni azione è registrata, carte elettroniche, internet, cellulari, telecamere.
Emerge con prepotenza la dittatura dell’algoritmo e scompare la persona. Ciò impone una riflessione su una società spersonalizzante, nella quale scompare la persona, sostituita da procedure automatizzate.
Sono gli algoritmi a decidere quali canzoni saranno diffuse nelle prossime trasmissioni radiofoniche, o il successo al botteghino di un film, di un libro, talvolta ancor prima che venga realizzato, o di un qualsiasi prodotto commerciale.
Scelte rilevanti per l’economia, per la vita quotidiana, sono affidate a procedure automatizzate,
a modelli matematici che eliminano l’intervento umano.
Sicchè, proprio l’algoritmo ha assunto una potenza notevole.
La tracciabilità dei percorsi di chi naviga su internet, la tracciabilità della nostra vita quotidiana, e di relazione.
Nella vita quotidiana non si è più liberi, ma prigionieri di meccanismi che non possiamo più controllare.
E realtà il grande fratello di Orwelliana memoria.
E nel momento in cui si rivendicano i propri diritti, i diritti della persona, la libertà degli individui, siamo prigionieri del grande fratello, del potere dell’algoritmo, che ci segue nella nostra quotidianità , facendoci perdere i nostri spazi di libertà.
Nella società dell’algoritmo svaniscono le garanzie che avrebbero dovuto mettere le persone al riparo dal potere tecnologico, e dall’espropriazione della loro individualità .
Questa consapevolezza ormai diffusa dovrebbe indurre ad adottare principi di precauzione, e a costruire un contesto istituzionale, evitando che tale rapporto venga governato solo dalla logica economica.
Oggi l’algortitmo studia la personalità del cliente, determinandone le scelte.
Ormai c’è un algoritmo per tutto.
Oggi la logica economica, impone la raccolta di dati, informazioni, affidati all’algoritmo, le persone sono trasformate in astrazioni.
Esistono tecniche e pratiche di natura informatica che determinano una forte limitazione del diritto alla riservatezza, perche tutte le persone sono tracciabili qualsiasi attività essi svolgono.
Non c’è il rischio di spersonalizzare i rapporti sociali ?
Tuttociò incide sui diritti fondamentali, mette in discussione la libertà, l’autodeterminazione, imponendoci una domanda, se e come la società dell’algoritmo possa essere democratica.
Esiste il disagio della democrazia. Necessita un bilanciamento.
Siamo sicuri che le attuali compressione al diritto alla riservatezza, sono realmente giustificati o si è andati oltre. Fino a che punto queste compressioni ai diritti personali sono compatibili con i principi fondamentali della costituzione, e fino a che punto non crei pregiudizio alle dinamiche democratiche.
Si assiste alla rassegnata accettazione del suo dominio, e delprogressivo restringimento,
degli spazi civili e degli orizzonti vitali.