Durante un incontro con i granicultori, che protestavano contro l’importazione in Italia di frumento trattato con sostanze nocive, ho avuto modo di apprendere che in Sicilia non ci sarebbero laboratori in grado di riscontrare l’eventuale presenza di glifosato (una delle sostanze tossiche adoperate nel settore) nelle farine e nel frumento.
Se la notizia fosse confermata rappresenterebbe un fatto molto grave, anche perché in Sicilia operano bene tre università statali tutte munite di attrezzati laboratori e persino un Istituto regionale di granicoltura che dovrebbe essere capace di questo e di ben altro. È strano che nessuno abbia pensato di coinvolgere i citati organismi in una battaglia in difesa della salute oltre che del nostro grano.
L’Italia, infatti, genera circa l’11% dell’intera produzione globale, con 4,2 milioni di tonnellate annue, su un totale di 38,6 milioni di frumento duro stimate nel 2018. Il nostro Paese detiene il primato anche in Europa, con il 45% della produzione. L’andamento globale segna un +4,3%, mentre l’Europa indietreggia con un calo non trascurabile del 3,2%.
La regione con la maggiore produzione di grano duro in Italia – secondo i dati ISTAT 2017 – è la Puglia, con circa 943.000 tonnellate, distribuiti in 343.000 ettari. Segue la Sicilia con una produzione di 807.000 tonnellate, coltivate soprattutto nelle zone interne comprese tra Palermo, Enna, Caltanissetta e Catania. Spostandoci più a nord troviamo l’Emilia-Romagna e le Marche, rispettivamente con 461.000 e 455.000 tonnellate.
L’Emilia è una delle regioni italiane più importanti per la produzione di grano, tanto da guadagnarsi in passato l’appellativo di “granaio d’Italia” lo stesso precedentemente attribuito alla Sicilia.
Ebbene, ammesso che il grano prodotto da noi non sia sufficiente a garantire le necessità delle industrie molitorie, dei pastifici e dei panifici, che motivo c’è di importare frumento trattato con sostanze potenzialmente nocive? Non sarebbe più opportuno importare grano coltivato in maniera regolare?
E poi: come mai nella nostra regione, nonostante sia la seconda per produzione, non ci sono laboratori attrezzati ed altrove sì? Non sarebbe il caso che il governo regionale formulasse qualcosa di più che semplici auspici?