Molti sostengono che oggi sia la festa della donna, ovvero, come dovrebbe essere definita più correttamente, la Giornata internazionale per i diritti delle donne.
Al netto e fatte salve le ragioni storiche della ricorrenza, delle quali oggi parleranno tutti, io dico che è la festa della distruzione degli alberi di mimose, la festa dei gigolò, degli spogliarellisti, dei ristoratori, dei venditori di cioccolatini e di tutti quelli che lucrano sulla festa della donna.
D’altra parte loro lucrano anche sulla festa della mamma, sulla festa del papà, su San Valentino e su tutte le altre feste che servono soprattutto a spendere soldi, a distruggere gli alberi di mimose e i cespugli di rose, a fare bisboccia e ad illudere qualche indomita malinconica signora, inducendola a sperare di avere ancora qualcosa per cui valga la pena sperare.
E poi ci sono le amazzoni delle desinenze e le combattenti dei luoghi comuni, che oggi si battono per affermare un femminismo grammaticale che impegna, a volte impegna parecchio, ma non risolve.
Ciò premesso, al di là del fiume di retorica che sentiremo e leggeremo, ricordiamoci solo che questa data celebra le battaglie per l’emancipazione delle donne ed in particolare due eventi importanti.
Il primo risale all’8 marzo del 1911, quando 134 donne dipendenti di un’industria tessile di New York, che protestavano contro le difficili condizioni in cui lavoravano, rimasero uccise, a causa di un incendio.
Il secondo è legato alla rivoluzione russa, ed in particolare a ciò che accadde l’8 marzo del 1917 quando, oltre agli uomini, scesero in piazza contro lo Zar anche molte operaie.
Insomma, dalla lotta popolare agli spogliarelli di bei ragazzi, con tanto di tartaruga sul ventre, fino ad arrivare allo scempio delle mimose ne passa parecchio, ma non importa, questa è la vita, dunque limitiamoci a pensare che l’otto marzo sia veramente un modo per ricordare i diritti e l’emancipazione delle donne.
Insomma, tanti auguri a tutte le donne del mondo e buon appetito.
Un ulteriore piccolo invito: mentre vedete cadere l’ultimo velo che copre le vergogne del ballerino che vi state mangiando con gli occhi, non dimenticate che a casa vi aspetta, pazientemente, un ragioniere del catasto con un po’ di pancetta e senza tartaruga, al quale, forse, avete fatto passare qualsiasi voglia, ma che vi vuole davvero tanto bene lo stesso!
