Dal punto di vista urbanistico è una via centrale della città, parallela da una parte alla via Etnea, centro della città, e dall’altra alla più conosciuta via Crociferi, ma la sua struttura sociale è di ben altra origine, dato che per centinaia di anni la via Alessandro Manzoni, che inizia in piazza Stesicoro e finisce alle spalle del palazzo centrale dell’Università, è stata la via della Questura ma anche la via dei negozi di stoffe, fodere, bottoni ed altri accessori per la sartoria.
Aia ghiri a via Manzoni picchì aia acattari du’ metri di fuzzagghia, tri metri di fodera niura e sirici buttuni di madreperla, diceva mia madre, che faceva la sarta e per la quale, in quanto a questo genere di articoli, esistevano soltanto i negozi della via Manzoni, anche se ce n’erano tanti altri.
Iù mi firu sulu di Nanni e di Santu de’ buttuni, picchì hanu roba bona ca accatti e t’a scoddi picchì è indistruttibili.
Oggi si potrebbe dire che questa era una forma di influenza ante litteram, ma in realtà era solo l’effetto del rapporto fiduciario esistente tra clientela e commerciante, ma anche tra clientela e commessi, quelli che ora si chiamerebbero addetti alle vendite.
Tra la fine degli anni ‘50 e la fine degli anni ‘70 del secolo scorso, essere un commesso di una qualsiasi merceria di via Manzoni era un titolo di merito di cui ci si poteva vantare.
I titolari di quei negozi tenevano parecchio alla competenza professionale ed alla gentilezza dei loro collaboratori, perché sapevano che era da quella, oltre che dalla qualità dei prodotti in vendita, che dipendeva il successo della loro attività.
Quannu vaiu ‘nte magazzini da’ via Manzoni, diceva sempre mia madre, apprezzata giovane sarta, macari ca quacche cosa non ci l’anu, m’a trovunu e sunu sempri cosi di prima qualità. E poi si non ci l’havi unu ci l’avi n’autru, picchi sunu tutti dda.
Senza cuntari ca a Piazza Stesicuru ci sunu i modisti e chiddi ca vinnunu abiti da sposa e pecciò, senza caminari troppu assai, scinnu dda e attrovu tuttu chiddu ca mi sevvi. Chi fai, ‘a mamma, ora ca c’hai a patenti, chi fai, mi c’accumpagni tu?
Le strade specializzate a Catania erano tante. C’era la via Gambino in cui si concentravano le profumerie ed i negozi che vendevano materiali per i parrucchieri ed i barbieri, e nella quale i negozi restavano aperti anche in orari tardo serali.
C’era e c’è la via VI Aprile, lungo la quale si concentravano i negozi di pezzi di ricambio e ferramenta, c’era e c’è la via Plebiscito in cui le regole del commercio, della circolazione, dell’occupazione del suolo pubblico e degli orari non si applicano e tantissime altre vie e viuzze, lungo le quali si concentravano gli esercizi dei vari generi merceologici.
A Catania non n’ama fattu mancari mai nenti e ierumu organizzati troppu boni. Ora, però, i cosi canciaru. Oggi cetti così passanu ‘n cavalleria. Oggi hana chiurutu tanti magazzini picchì ci sunu i centri commecciali, però a via Manzoni c’è sempri a roba chiù megghiu, i commessi chiù priparati e chiù gentili di tutta Catania.
In effetti non basta organizzare il commercio in maniera più moderna, è indispensabile pure che si mantenga alta la qualità dei prodotti e degli addetti alle vendite se no i cinisi n’acchianunu supra a testa. Però iddi vinnunu cosi tinti e sculuruti ca si scusunu o si rumpunu fotti c’agghionna! Forza Catania e forza e’ catanisi ca sunu sempri i megghiu.
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