Sant’Agata è una delle martiri dell’antichità cristiana più venerate nel mondo. Fu brutalmente torturata e messa a morte dal pro-console Quinziano, durante gli anni delle persecuzioni volute dall’imperatore Decio.
Bella, di famiglia agiata, colta ed ancora giovane, Agata fu rinchiusa in carcere, dopo che, a seguito del rifiuto di rinnegare la sua fede religiosa, le venne praticata l’amputazione delle mammelle.
Agata, però, venne miracolosamente curata, ma dopo aver rinunziato alla volgare corte di Quinziano, in quanto consacrata con voto di verginità al Signore, fu sottoposta ad ulteriori terribili supplizi, compiuti sotto gli occhi dei suoi persecutori.
A seguito di quelle disumane violenze, la giovane indomita cristiana catanese morì il 5 febbraio del 251 d.C.
Agata è venerata come protettrice di Catania, poiché, nel primo anniversario del suo estremo sacrificio, con il velo che copriva il suo sarcofago, usato dai catanesi come scudo contro l’eruzione dell’Etna, salvò la città che stava per essere sommersa dalla lava infuocata.
Fin qui, grosso modo, è quello che tutti i catanesi conoscono della loro Santa Patrona ed è quello che emerge dagli atti rinvenuti dagli storici della religione.
Tuttavia, è opportuno andare oltre e contestualizzare la figura di Agata, evidenziandone l’indiscutibile coraggio, la fede assoluta in Dio, la difesa dei propri ideali religiosi e umani.
Se volessimo semplificare il concetto potremmo tranquillamente affermare che lei fu una delle prime femministe della storia, volendo attribuire a questo termine un significato legato all’affermazione dei diritti delle donne, della loro libertà, delle loro sacrosante aspettative nella difendere le proprie idee, della resistenza contro qualsiasi forma di oppressione e di prepotenza.
Sant’Agata, quindi, è nel cuore dei catanesi sia per gli importanti aspetti religiosi e miracolosi che rappresenta, sia per ciò che evoca dal punto di vista dei comportamenti civili.
L’amore della cittadinanza verso la loro Santa Patrona, dunque, va ben oltre la fede e tocca il rispetto reciproco del pensiero e delle convinzioni, i diritti fondamentali della persona umana e quelli legati alla convivenza.
Oggi le festività agatine abbracciano un contesto globale sempre più vasto sia in termini di contenuti culturali e religiosi, sia in termini di partecipazione popolare.
Non a caso, infatti, le celebrazioni del culto di Agata che si svolgono nel capoluogo etneo sono tra le più seguite al mondo, riuscendo a portare in città centinaia di migliaia di fedeli, di studiosi e di semplici turisti.
Quella legata alle giornate del 3,4 e 5 febbraio, quindi, non è solo l’occasione per ricordare e venerare la giovane Vergine catanese, consacrata al Signore, che si oppose al suo persecutore, ma anche la donna che, con il suo sacrificio, ha affermato i diritti di tutte le donne.
Cittadini, evviva Sant’Agata e tanti auguri a tutti coloro i quali ne portano il nome.