“ Non t’arrisicari a iri dda, teni accura, ci sunu i spiddi. Si ti pigghiunu t’arrobbunu u’ ciriveddu e non t’u tonnunu chiù”.
“Na dda casa ci sunu i spiddi, ppi chissu non ci voli stari nuddu. Si si fanu abbiriri si’ mottu, ti mangiunu l’occhi”.
I spiddi, ca non sunu ‘u plurali do’ SPID, ma gli spiriti, i fantasmi, hanno tormentato le notti di molti di noi, quando avevamo tra i quattro e i nove anni e venivamo intimiditi da storie di maghi e streghe, ma anche di angeli che se passavano mentre facevi una smorfia ti fanu arristari accusì. Insomma, il bene ed il male, in fondo, tenevano comportamenti simili.
Poi arrivò Belfagor, il fantasma del Louvre e fu una vera tragedia. La sera, quando lo sceneggiato televisivo veniva messo in onda dalla RAI c’era chi si andava a nascondere, chi insisteva per vederlo e chi lo vedeva ma con un occhio solo, pronto a nascondersi nel caso in cui vi fossero state scene particolarmente truculente. Erumu veri pagghioli, crireumu a qualunque cosa!
Tuttavia a Catania i spiddi non ana mancatu mai, picchi cosi d’ammucciari c’ana statu sempri.
In effetti non sempre la presenza di spiriti vaganti o di fantasmi era il frutto di episodi paranormali, talvolta si trattava di storie costruite ad arte per un motivo o per un altro.
Quella del cavallo senza testa di via Crociferi, ad esempio, fu inventata per tenere lontani i curiosi dall’ingresso al Monastero delle suore benedettine, onde evitare che fosse notato un certo andirivieni di cavalieri, durante gli incontri segreti con qualche monachella, costretta a prendere i voti dalle regole aristocratiche della famiglia, senza che ne avesse la vocazione.
E i catanisi ammuccavunu, anzi, facevunu finta d’ammuccari, picchi iddi, ddu trasi e nesci di sutta l’arcu ‘u sapevunu troppu bonu ca co’ cavaddu senza testa non c’entrava benti. Insomma, mutu tu e mutu iù, si ieva avanti e occhio ca non viri, cori ca non doli.
C’è poi la leggenda che riguarda il Castello di Leucatia, o “Castello dei fantasmi”, il quale, secondo una leggenda popolare, fu costituito nel 1911 da un ricco commerciante di origine ebrea con l’intento di farne dono di nozze alla giovane figlia.In realtà le stelle a sei punte che si trovano lungo i merli dei torrioni confermerebbero l’origine ebraica del proprietario.
Cettu però ca di sicuru non c’è nenti e iù, ddocu, spiddi non n’haia vistu mai. Però haia vistu genti ca non mi piaci.
Per tornare alla leggenda, si narra che la figlia del proprietario, per niente propensa a sposarsi con lo sposo scelto dalla famiglia, pur di sottrarsi al matrimonio decise di suicidarsi lanciandosi dalla torre più alta del castello.
Forse in seguito a questo tragico episodio o forse perché la costruzione era stata eretta su una necropoli preesistente, si è tramandata la credenza, tutt’oggi rimasta immutata, che il castello ospiti presenze misteriose ed inquietanti, tant’è che i nuovi proprietari, a cui il castello fu venduto dopo quel triste episodio, che stavano procedendo alla sua ristrutturazione, abbandonarono i lavori ed il sito.
Durante la seconda guerra mondiale il castello fu utilizzato dall’esercito tedesco come roccaforte antiaerea e fortunatamente non rimase danneggiato, tant’è che dopo il suo acquisto da parte del Comune, risalente al 1960, l’edificio venne riadattato e adibito a biblioteca e centro culturale.
Iù ricu ca si i tedeschi su pigghianu ppi sta rici iddi, o’ fattu ca era di proprietà di ‘n commeccianti ebreu non c’appuna cririri.
Di recente, una parte della struttura è stata data in uso al Banco Alimentare ed una parte ad una Sinagoga dalle dubbie origini, dato che non sembra sia mai stata riconosciuta dalle autorità religiose competenti.
‘Nsumma, na stu casteddu, i misteri non finisciunu mai. O sunu spiddi, o sunu associazioni mistiriusi, o sunu personaggi ca non si sapi bonu zoccu volunu, fattu è ca qualche cosa non funziona. Megghiu ca na facemu a’ lagga e non ci voli autru!