Quando ero ragazzino la guerra era finita da pochi anni, ma i suoi terribili effetti, umani e materiali, erano ancora molto presenti nella mente e nel cuore di tantissime persone, che avevano vissuto quell’assurda tragedia mondiale.
Ricordo che un pomeriggio ero particolarmente stanco, perché avevo giocato a calcio per tutto il giorno e, per provare un po’ di sollievo, ma anche per respirare meglio, avevo messo le mani sulla testa, come può accadere a chiunque si trovi nella stessa situazione.
Si trattava di un movimento assolutamente innocuo e naturale, com’è possibile notare quando si frequentano le palestre, le piste di atletica o i campi sportivi.
Ebbene, in quella occasione, i miei nonni, che mi avevano visto compiere quel gesto, mi richiamarono e mi chiesero di non tenere mai più le mani sulla testa, perché quella posa, per me assolutamente innocente, in loro suscitava il terribile ricordo di decine e decine di prigionieri ebrei, catturati dai nazifascisti e destinati alla morte nei campi dí concentramento del nord Europa e del nord Italia.
Troppo spesso si preferisce dimenticare che i campi di concentramento, dopo l’adozione delle cosiddette “leggi fascistissime” del 1938, erano anche nel nostro territorio e non erano affatto diversi dagli altri!
Mi spiegarono che quegli uomini, quelle donne e quei bambini venivano obbligati a marciare in fila per le strade delle loro città, con le mani intrecciate sulla testa, e portati alla stazione ferroviaria, dove sarebbero stati fatti salire sui dei treni orribili e fatti partire in direzione dei lager sparsi in tutta Europa.
Mi spiegarono pure che il fratello di mio nonno, Angelo, poco più che ventenne, era stato fucilato senza ragione dai nazifascisti, a pochi giorni dallo sbarco degli alleati.
No, non dimentico, non posso dimenticare, anche perché qualcuno ha fatto sì che io possa continuare a ricordare e possa impegnarmi, come ho sempre fatto, affinché simili atrocità non abbiano mai più a ripetersi.
Sono passati tanti anni da quel pomeriggio della mia giovinezza, ma io continuo a ricordare e continuo a battermi per una società nella quale, tra l’orrore e l’oppressione del nazifascismo e l’orrore e l’oppressione dell’altrettanto crudele comunismo, vi sia lo spazio per la libertà e per la responsabilità di una vera democrazia fondata sul buonsenso, sulla ragione e sul rispetto dei diritti di tutti.