Nonostante tutto anche quest’anno è Natale e in fondo è un Natale quasi normale, grazie al senso di responsabilità di circa il 90% degli italiani che, con il loro atteggiamento, fondato sulla responsabilità e sul buonsenso, lavorando, rispettando la legge e l’educazione, vaccinandosi e vaccinando, hanno permesso al Paese di ripartire, anzi, di ripartire alla grande, con un Prodotto Interno Lordo che cresce di qualche punto, come non accadeva da anni.
Certo, sarebbe ipocrita sostenere che il peggio sia ormai passato: in realtà non lo sappiamo se è davvero passato, possiamo soltanto sperarlo, ma l’anno scorso non potevamo fare neanche questo.
Dunque, così come il Natale del 2020 rimarrà nella storia come quello della pandemia, il Natale del 2021 ce lo ricorderemo come il Natale della ripartenza, ma anche come il Natale della resilienza culturale rispetto ad un’Europa che voleva togliercelo, insieme a nomi come Maria, Giuseppe, ed a tutta una serie di simboli della nostra tradizione religiosa e civile, il Natale del 2024 è quello che conclude un difficile anno bisestile di guerre, di femminicidi e di suicidi in carcere.
Da laico, ma credente, vorrei tanto che l’Europa si occupasse di giustizia, di sviluppo economico, di perequazione sociale ed infrastrutturale, di immigrazione clandestina, di sanità pubblica e di tanto altro, piuttosto che di Natale e di Presepe: per cambiare c’è bisogno dell’impegno di tutti.
Personalmente credo che l’Europa sia nata per garantire equità, pari opportunità, sviluppo, sicurezza, diritti umani e civili, non certo per stabilire l’angolo di curvatura delle zucchine, la percentuale di cacao che deve essere contenuto nel cioccolato o i nomi che possono offendere le sensibilità religiose altrui.
Sono convinto che l’Europa sia nata per includere, non per escludere, per migliorare le condizioni sociali dei suoi abitanti, non per livellarne le tradizioni, sacrificandole sull’altare di un laicismo che non ha niente a che vedere con la laicità.
Dunque viva il Natale che celebra la nascita di nostro Signore e viva l’Italia se non dimentica il Sud, e se studia per diventare modello di crescita civile, economica e culturale nell’intero bacino del Mediterraneo.
E viva pure l’Europa dei popoli, non certo quella delle banche, delle burocrazie e delle multinazionali, per le quali non siamo persone ma solo consumatori.
Con queste premesse e con questa memoria, ai lettori di “Metropolis più”, dal sottoscritto e dall’intera redazione i più sinceri auguri perché sia davvero un Buon Natale di salute, di partecipazione, di sviluppo, di serenità, di rispetto e di tolleranza per tutti.