Il termine fuitina, come accade spesso nella lingua siciliana, ma anche nella sua trasposizione italiana, ha svariati significati. La sua origine etimologica risale al tardo latino, fugire, vale a dire scappare, allontanarsi, correre, darsi alla fuga.
Nel linguaggio traslato, però, il suo significato più ricorrente è quello che riguarda l’allontanamento dalla casa paterna di una coppia di fidanzati che, in questo modo, al di là della vera ragione originaria, si suppone abbiano consumato anticipatamente il matrimonio, inteso come atto sessuale completo. Ovvero questo è ciò che i fuggiaschi vogliono far presumere, mettendo i genitori di fronte al cosiddetto fatto compiuto.
Di solito si ricorre alla fuitina per una serie di ragioni di varia origine: i due hanno consumato veramente rapporti sessuali prematrimoniali, con il rischio che la ragazza sia rimasta incinta e si debba “riparare”; i familiari di lui o di lei non sono favorevoli alle nozze dei due e dunque gli aspiranti coniugi vogliono forzarne la volontà; impedire che si possa compiere un matrimonio combinato dai genitori della ragazza ma non voluto da lei, oppure, a parti invertite, da lui, ecc.
Ca quali, ‘na vota era accussi, ora si ni fuiunu pi’ risparmiari u’ trattamentu, ca costa quantu a Gemmania! Si mentunu d’accordu i famigghi, ci pigghiunu ‘na stanza ‘nta ‘n abbeggu e i fanu fuiri, accussi non spennunu soddi. Chi su’ fissa?
In effetti le fuitine di un tempo oggi non hanno alcun senso: i carusi chiddu c’ana fari ‘u fanu quannu volunu iddi e comu non fari figghi ‘u sanu megghiu de’ genitori.
Oggi fuitine e conseguenti matrimoni riparatori veri non ce ne sono più. D’altra parte oltre 40 anni addietro il nostro Paese, megghiu tardu ca mai, aboliva la legge sul matrimonio riparatore, anche se in alcuni altri Paesi, purtroppo, vige ancora.
“L’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce”, disse in proposito Franca Viola, nel 1966, anno in cui divenne il simbolo della lotta delle donne proprio contro i rapimenti e le violenze compiute da uomini squallidi e senza scrupoli.
Il gesto di Franca Viola divenne famoso in tutta Italia e, fortunatamente, scatenò una fortissima reazione popolare, che convinse la politica a varare le norme che aboliva sia il matrimonio riparatore, sia le attenuanti per il cosiddetto delitto d’onore.
A proposito del delitto d’onore, mai ossimoro fu più paradossale di questo. Cosa c’è di onorevole in un delitto?
D’altra parte, oggi, purtroppo, spesso si ricorre ad un altro ossimoro quando si parla di amore criminale. Come se un sentimento come l’amore possa determinare effetti criminali: assurdo!
‘A virità è ca cetti giunnalisti non sanu mancu parrari, abbasta ca cuntunu chiacchiri di politicamente corretto. Chissi sunu tinti a basta! Canciamu discussu!
Fino ad ora abbiamo parlato della fuitina intesa come fuga d’amore, adesso, però, parliamo di un’altro tipo di fuitina, quella riguardante una comune corsa, oppure quella riguardante il fuggire da un pericolo a causa del quale fuiri non è virgogna ma è savvamentu di vita.
La fuga intesa come corsa, di solito, riguarda lo scappare, magari dopo aver compiuto una rapina, o dopo aver fatto una marachella: è ‘nutili ca fui, si t’acchiappu ti pistu comu ‘a racina, mi diceva qualche volta mia madre, quando preferivo andare agli allenamenti invece che studiare.
Un’altra frase tipica che ricomprende u’ fuiri è: ma unni fui, unni a’ ghiri iennu? Iù cà t’aspettu e appena ti pigghiu ti fazzu novu. Oppure, volendo significare sbrigati, si dice: avanti, ddocu, fui, spicciti.
Ma c’è l’inverso di fuiri vale a dire moviti femmu, ovvero moviti ddocu, usato soprattutto nella zona di Paternò, che è un palese ossimoro, il cui significato è non fare nulla, a Napoli direbbero fai ammuino.
Infine c’è un quesito, tutto catanese che letteralmente è molto distante dal suo significato traslato. Si tratta della domanda: sauta ‘a iatta? Che non vuol dire affatto che chi ce la pone desidera sapere se la nostra gatta salti o meno, bensì: come stai? Domanda alla quale, di solito, si risponde con si ci pisti a cura, che letteralmente significa se le pesti la coda, ma che in senso traslato vuol dire: se ci sono le condizioni perché salti sì.
Siamo alle solite, caro il mio carabiniere di Belluno o di Pordenone, capire il siciliano ed il catanese non è roba per tutti.
Ad ogni modo, a tia cu’ tu fici fari? N’o sapevi ca non c’è nenti p’a iatta? E ora finemula, fui ddocu, ca c’haiu chi fari e non pozzu peddiri tempu cu’ tia. A casa m’aspetta ‘na minestra ca m’arrivari ‘nta l’ugnu do peri. A’ facci to e d’a to pulenta!