Iemuni a fari ‘na bella mangiata ca n’addivittemu e non pinsamu chiù e mali cristiani ca sunu mmiriusi e tinti, ma nuautri ni vivemu bellu bicchieri di vinu e ni ni futtemu!
Il catanese non va a pranzo o a cena, il catanese va a mangiare e non importa se sia mezzogiorno o sera, lui dice che va a mangiare e basta. Su unu c’havi fami mangia e non è ‘mputtanti si è matina o sira!
Voi vi chiederete cosa dice nelle altre occasioni. Ebbene la colazione non esiste, il catanese si pigghia ‘ncafè o ‘na suppa co’ latti e quando qualcuno gli parla delle colazioni inglesi o americane si sdinga perché l’idea di mettere insieme una omelette con la pancetta, una fetta di formaggio svizzero e un cappuccino schiumato gli fa proprio schifo e non ne capisce la logica. Voi ci riuscite?
Sti stranieri, pensa il catanese, non capisciunu nenti, però iddi hanu i soddi e i soddi ci rununu ragiuni macari ca c’hanu tortu!
‘A mangiata catanisa è un rito, c’è l’aperitivo, l’antipasto, il primo, il secondo, il dolce, il caffè e l’ammazza caffè.
A questo punto voi vi chiederete dov’è la novità, sembra tutto assolutamente normale, tutto nella media dei pasti che si consumano in tutta Italia.
Ebbene, la novità non è nella progressione dei vari piatti, ma nella loro quantità, che non è certo quella di Milano, di Torino o di Bergamo.
Quannu iti a mangiari a casa di ‘n pulintuni v’assittati c’a fami e vi susiti c’a fami. Vi veni di diri l’assaggiu è bonu ora puttati u’ mangiari. Ma ca quali…iddi mancu ‘u sanu zoccu voli diri mangiari. Iddi sunu sempri a dieta e chiddi rossi sunu chini di aria, sunu unchiati.
Certo, non sempre i pasti dei catanesi sono abbondanti come quando si va fanu ‘a mangiata. A Catania c’è anche u’ mangiari de’ cunnuti. Voi vi chiederete in che cosa consiste e perché si chiama così.
Ve lo chiedete? Non ve lo chiedete? Ebbene, anche se non ve lo chiedete ve lo dico lo stesso, certe cose, però, si devono sapere.
Dicesi mangiari de’ cunnuti il pasto preparato frettolosamente, perché non si è avuto il tempo di cucinare qualcosa di più complesso e appetitoso.
‘U mangiari de’ cunnuti non ha un menù particolare, però, di solito, si compone di ‘n piattu di pasta c’a sassa e ‘na fedda di canni arrustuta senza mancu ‘n tannicchia di ‘nsalata di pumaroru e lattuga, oppuri di finocchiu. Cetti voti tagghiunu ‘na testa di finocchiu ‘n quattru e chissu passa ppi ‘nsalata.
Ma il menù do’ mangiari de’ cunnuti po’ essiri macari peggiu. Mi è capitato di vedere delle tristissime paste squarate con olio e parmigiano, o addirittura una semplice scatoletta di carne Simmenthal o una semplice mozzarella.
Cettu su a mozzarella è di bufala qualche sospetto v’a veniri! I fimmini cetti voti parrunu senza parrari, ma s’ana sapiri capiri e non è facili.
Vuautri, però, quannu ‘ncuminciati a mangiari pasta ca sassa e canni arrustuta, oppuri, muzzarella ciccati di tunnari a casa prima e s’attruvati ‘u stagninu non ci cririti ca c’era ‘u rubinettu spasciatu. ‘U rubinettu era bonu, troppu bonu!
Oltre alla mangiata, che ha valore conviviale, festaiolo, celebrativo, ecc. ed oltre o’ mangiari de’ cunnuti c’è u’ mangiari p’a spiaggia.
Chi ha la possibilità di affittare una cabina al mare e di tenerla per l’intera stagione, di solito, non mangia al ristorante del lido, ca è pisanti e costa assai, ma si porta il pranzo da casa. Un pranzo che richiede una certa preparazione.
Ricordo che mia madre cominciava a cucinare alle 6 del mattino per essere pronta per uscire da casa alle 8, in direzione “Piazza Esposizione” (oggi Piazza Giovanni Verga), prima, per prendere l’autobus, e poi per arrivare al lido della Plaja nel quale mio padre aveva preso in affitto una cabina.
Nel menù da mare dei catanesi non può mancare la pasta al forno, le cotolette, l’insalata e, a scelta, la caponata o la parmigiana e u’ muluni, che deve essere rigorosamente rinfrescato con il ghiaccio: una vera goduria, grazie alla quale, però, prima di poter fare il bagno pomeridiano bisognava lasciar trascorrere almeno tre ore. Se no affuchi! Urlavano le mamme quando pensavano che ci stessimo avvicinando troppo alla battigia.
A proposito del ghiaccio, che viene acquistato in appositi casotti che si trovano nei pressi della pescheria e lungo il viale Kennedy, credo che i catanesi ricorderanno il famoso cartello, sovrastante uno di queste baracche, sul quale campeggiava la scritta “ghiaccio fresco”, che stava ad indicare che il prodotto in vendita era di giornata, ma che letteralmente costituiva un evidente esempio di ridondanza.
Ad ogni modo parrannu parrannu di cosi di mangiari mi vinni pitittu, ma tiniti accura, m’arraccumannu: nenti pasta ca’ sassa e canni arrustuta. A buoni intenditori poche parole!