Una storia di vita, una testimonianza di fede. Nella domenica di Cristo Re, che conclude l’anno liturgico, la parrocchia Immacolata Concezione di Cannizzaro ha ospitato i genitori della piccola Sara Mariucci, salita in cielo alla tenera età di 3 anni e 7 mesi per abbracciare la Madonna Morena. A raccontare i fatti, a conclusione della santa messa, sono stati direttamente i genitori della bambina, Michele Mariucci e Anna Armentano. In modo particolare la madre ha ripercorso i passaggi di quello che può apparire come un tragico avvenimento ma che, per loro, ha rappresentato il ritorno lungo la strada di una rinnovata spiritualità e la trasformazione della vita in un messaggio che non conosce confini, nello spazio e nel tempo.
Per Anna Armentano un cambiamento nel cambiamento, iniziato all’età di cinque anni quando rimane vittima di femminicidio; il padre, infatti, uccide la moglie. Lei e la sorella rimangono orfane della mamma e vengono affidate ai nonni paterni. Sperimenta così un ulteriore dolore con le visite, in carcere, al papà assassino. Da adulta, vive la malattia del giovane cognato. Poi quella vacanza in Calabria, sua terra d’origine, dove una sera la piccola figlia Sara racconta di questa seconda mamma chiamata Morena, con i capelli blu e gli occhi castani. Quella descrizione anticipa, di alcune ore, la morte della bambina a causa di una scarica elettrica alla pedana dove stava giocando. Sarà il ritorno nella città dove vivono, con la salma, che spingerà Michele Mariucci ad approfondire quei particolari, che aveva rivelato la bimba sulla seconda mamma con i capelli blu e di nome Morena. Scoprirà così che la figlia parlava con la Madonna, venerata in Bolivia a Copacabana come Morena, e festeggiata proprio il 5 agosto, data della nascita in cielo di Sara.
«Non dirò mai – ha detto Anna Armentano – che ho perso una figlia ma che mi è stata donata una figlia per la salvezza mia e della mia famiglia. In Dio, per Dio e con Dio nulla è perso». Per il parroco di Cannizzaro, don Venerando Licciardello, queste storie fanno «capire l’Amore di Dio anche nei momenti di difficoltà. Dopotutto – ha evidenziato durante l’omelia – Gesù è rimasto sulla croce affinché il suo sacrificio non fosse svilito ma testimoniato all’umanità».