La protesta è certamente uno strumento di lotta politica per l’ottenimento di un determinato risultato. La protesta serve a sensibilizzare le autorità competenti, i datori di lavoro, le autorità scolastiche, il corpo insegnante, ecc.
Le proteste possono assumere svariate forme più o meno corrette, più o meno violente, più o meno stringenti, ma a prescindere dalla loro forma hanno una caratteristica: rischiano di essere inutili o improduttive se non vengono accompagnate da precise motivazioni, possibilmente ben argomentate e soprattutto da precise proposte di soluzione per i problemi per i quali si protesta.
Su questa seconda parte, in genere, siamo piuttosto carenti, o tentiamo di glissare, come si dice in gergo calcistico: proviamo a mandare la palla in calcio d’angolo.
Ecco, ogni volta che noi veniamo a conoscenza di una protesta non dobbiamo limitarci a chiederne il motivo al quale aderire o dal quale dissociarci, dobbiamo fare di più: dobbiamo chiedere quale sia la proposta alternativa che si intende sostenere.
Una protesta priva di proposta non è una protesta, o almeno non è una protesta dotata del sincero obiettivo di raggiungere il risultato della soluzione, totale o parziale, dell’oggetto della protesta stessa.
Una delle prime domande da porsi quando ci si trova davanti ad una protesta è sapere quanto cosa la soluzione. La seconda domanda è sapere se ci sono o meno i soldi necessari per praticare l’ipotesi suggerita e, nel caso in cui i soldi non ci siano, è necessario chiedersi come si intenda trovarli.
Se le risposte a queste domande sono vaghe o poco convincenti ci troviamo di fronte o a strumentalizzazioni o a fantasie, entrambe le cose producono poco.